Diverse sono le vocazioni nella Chiesa e il Signore affida a ciascuno la concretizzazione di una vocazione particolare. Tutte le vocazioni si ricollegano in un’unica meta: essere santi! Il santo, l’uomo nuovo, è chi abbandona i “desideri di un tempo”, perché il Signore possa riflettere in lui tutto ciò che Egli è e fare tutto ciò che vuole. Il santo, per dirla semplicemente, è chi nella sua vita ha sperimentato l’amore di Dio. Questo ha fatto nascer in lui il desiderio di conformarsi a Cristo, diventando in mezzo ai fratelli un riflesso della Sua tenerezza e della Sua misericordia. Nella storia, l’esistenza dei santi più che attirare l’attenzione su di sé ha espresso ciò che compie l’amore di Dio nella vita di un uomo, quando si lascia operare. Non troveremo mai un santo identico a un altro: nella loro vita potremo sempre scoprire la “fantasia creativa dell’amore di Dio”. Potremmo inoltre affermare che la santità e la spiritualità sono aspetti trasversali che attraversano tutte le realtà umane: i temi della giustizia, delle giuste relazioni sociali, della difesa dell’ambiente. Innanzitutto dobbiamo avere ben chiaro che la santità non è qualcosa che ci procuriamo noi, che otteniamo con le nostre qualità e le nostre capacità. La santità è un dono, un dono che ci fa il Signore Gesù, quando ci prende con sé e ci riveste di se stesso. La santità diventa il volto più bello e affascinante della Chiesa e ci permette di riscoprirsi in comunione con Dio. Si comprende, allora, che la santità non è una caratteristica soltanto di alcuni: la santità è un dono che è offerto a tutti, nessuno escluso. È il carattere distintivo di ogni cristiano. Molte volte siamo tentati di pensare che sia una cosa lontana da noi e che sia riservata soltanto a chi ha la possibilità di “staccarsi dal mondo”, per dedicarsi unicamente alla preghiera. È falso. Tutti siamo chiamati a diventare santi. È qualcosa di grande. È vivere con amore e offrire la nostra testimonianza coerente al Vangelo nelle preoccupazioni quotidiane. “Sei consacrato, sei consacrata? Sii santo vivendo con gioia la tua donazione e il tuo ministero. Sei sposato? Sii santo amando e prendendoti cura di tuo marito o di tua moglie, come Cristo ha fatto con la Chiesa. Sei un battezzato non sposato? Sii santo compiendo con onestà e competenza il tuo lavoro e offrendo del tempo al servizio dei fratelli”. La santità riguarda anche il lavoro che svolgiamo, non ne è esente. “Ma, padre, io lavoro in una fabbrica; io lavoro come ragioniere, sempre con i numeri, ma lì non si può essere santo”. Il Papa risponde con fermezza: “Sì, si può! Lì dove tu lavori tu puoi diventare santo. Dio ti dà la grazia di diventare santo. Dio si comunica a te”. In ogni posto in cui viviamo, soffriamo, abitiamo, si può diventare santo, ci si può aprire allo Spirito Santo che ci lavora dentro e ci porta alla santità. I passi da compiere non sono sempre cose grandi e insormontabili. Spesso sono passi piccoli e di ogni giorno. Il pregare, il confessarsi, il partecipare alla domenica alla messa e fare comunione con Gesù. Fare un passo indietro per permettere ad altri amici di poter diventare primi. Fermarsi per ascoltare un amico, un parente, una persona qualsiasi. Riconoscere negli altri fratelli e sorelle da amare e aiutare. Essere pronti ad accogliere quanti s’incontrano nella propria giornata, specialmente quelli che non ci piacciono e non stimiamo. Sono, insieme a tanti altri, piccoli spazi che la comunità può custodire per manifestare il vero amore. Così ogni cristiano può prendersi cura degli altri e custodire uno spazio aperto ed evangelizzatore.

don Alessandro Maffiolini