Tutto e niente. Ci sono due modi di rispondere al dono e alla proposta di vita che Dio fa all’uomo: essere felice anche nelle difficoltà e sofferenze o essere rattristato. La Parola di Dio presenta il rapporto fra Dio e le ricchezze: Gesù è sempre molto chiaro perché dice che non si può servire Dio e le ricchezze; è come servire due padroni contrapposti. Addirittura Pietro sembra presentare a Gesù una “negoziazione di affari”: lui e gli altri apostoli hanno lasciato tutto per seguirlo. In ogni caso, la risposta di Gesù è chiara: “Io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato tutto senza ricevere tutto”. Non ci sono mezze misure: chi lascia tutto per il Signore riceve poi tutto. Questa è la risposta. Ha detto il Pontefice: “Il Signore non sa dare meno di tutto. Quando Lui dona qualcosa, dona Se stesso, che è tutto”. D’altro canto, però, emerge un qualcosa che fa riflettere: si “riceve già ora, in questo tempo, cento volte in case, fratelli, insieme a persecuzioni”. Occorre entrare in un modo differente di pensare e di agire. Infatti “Gesù dà tutto Se stesso perché la pienezza di Dio è una pienezza annientata in croce”. Ecco quindi il dono di Dio: la pienezza annientata. Da qui nasce lo stile del cristiano: “cercare la pienezza, ricevere la pienezza annientata e seguirla per quella strada”. È un impegno difficile, ma esiste un modo per capire se si è su questa via o meno. “Glorifica il Signore con occhio contento. In ogni offerta mostra lieto il tuo volto, con gioia consacra la tua decima. Dà all’Altissimo secondo il dono da Lui ricevuto e con occhio contento secondo la tua volontà”. Il segno, afferma il Pontefice, che noi procediamo su questa strada della pienezza annientata, è la gioia. I santi, Pietro compreso, l’hanno accolta e in mezzo alle difficoltà avevano lieto il volto, l’occhio contento e la gioia del cuore. A questo punto il Papa porta un esempio di un santo cileno che lavorava sempre, tra molte difficoltà, per i poveri. È un santo che è stato perseguitato e ha affrontato molte sofferenze. Sempre, però, affermava di essere felice e contento. Il Papa conclude chiedendo di pregare perché Dio “ci insegni ad andare su questa strada, ci dia la grazia di andare su questa strada un po’ difficile ‘del tutto e niente’, e dire sempre, soprattutto nelle difficoltà: Sono contento, Signore”.

La bussola del credente. Nell’omelia del 2 marzo, il Papa ricorda che la “bussola del cristiano è seguire Cristo crocifisso”: non un falso Dio disincarnato e astratto, ma Dio che si è fatto carne e che porta su di Sé “le sofferenze dei fratelli”. Siamo invitati a riflettere su alcune realtà da avere davanti per la conversione. La prima è quella dell’uomo che percepiamo nella vita quotidiana quando il cuore si lascia trascinare vicino o lontano dal Signore. “Sempre possiamo prendere il bene o il male. Dio ci ha fatti liberi, la scelta è nostra”. Dio però non ci lascia mai soli, ci accompagna e ci ammonisce. Occorre stare molto attenti: “Compiere i comandamenti è la strada del bene; andare dall’altra parte è la strada degli idoli, dei falsi dèi che fanno sbagliare la vita”. Poi esiste la realtà di Dio: “Dio si è fatto Cristo: questa è la realtà e per i discepoli era difficile capire questo”. Nel Figlio Dio si è incarnato per salvarci: quando ci allontaniamo da questo, dalla Croce, ci allontaniamo anche dall’amore, dalla carità, dalla salvezza e “andiamo su una strada ideologica di Dio”, di un dio lontano da noi. “Non c’è un Dio senza Cristo”. Il Pontefice continua affermando che questa realtà è il fondamento delle opere di misericordia e che siamo chiamati a convertirci a un Dio concreto che si è fatto Cristo. L’ultima realtà è quella del cammino: la domanda riguarda il come poter andare su questa strada. Il Papa ripropone la forza delle parole di Gesù: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua”. Camminare significa, allora, seguire Cristo, fare la volontà del Padre, prendere le croci di ogni giorno e seguirlo. “È un continuo perdere la vita, perdere di fare quello che io voglio, perdere le comodità, essere sempre sulla strada di Gesù che era al servizio degli altri, all’adorazione di Dio: quella è la strada giusta”. Sono tre realtà umane, conclude il Papa, che sono la bussola del cristiano: a seguirle non si può sbagliare strada.

A cura di Alessandro Maffiolini