Il vero digiuno. Come si fa a pagare una cena 200 euro e poi far finta di non vedere un uomo affamato all’uscita dal ristorante? E come si fa a parlare di digiuno e penitenza e poi non pagare i contributi alle collaboratrici domestiche o il giusto stipendio ai propri dipendenti ricorrendo al salario in nero? Sono alcune domande con cui il Papa mette in guardia dal voler apparire buoni “facendo una bella offerta alla Chiesa”. Il cristiano è chi sa che la penitenza serve per avvicinarsi al Signore e quindi deve essere autentica e non falsa. Spesso non paghiamo il giusto alla nostra gente: così “noi prendiamo dalle nostre penitenze, dai nostri gesti di preghiera, di digiuno, di elemosina, prendiamo una tangente. È la tangente della vanità e del metterci solo in mostra davanti agli altri. Il Papa ha affermato con forza che “quella non è autenticità, è ipocrisia”. Gesù nei brani sul digiuno ci ricorda che la preghiera va fatta di nascosto, l’elemosina senza ‘suonare la tromba’, il digiuno senza essere malinconici. Questo equivale a dire: “Per favore, quando fate un’opera buona non prendete la tangente di quest’opera buona, è soltanto per il Padre”.

Nel brano di Isaia (Is 58,19) c’è una parola del Signore rivolta a coloro che “fanno questo digiuno ipocrita”: sembra detta per i nostri giorni. “Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo senza trascurare i tuoi parenti?”. Francesco ha suggerito di pensare a queste parole: “Pensiamo al nostro cuore, come noi digiuniamo, preghiamo, diamo elemosine. Ci aiuterà pensare a cosa sente un uomo dopo una cena che ha pagato, non so, 200 euro, torna a casa e vede uno affamato e non lo guarda e continua a camminare. Ci farà bene pensarci”.

Imparare a fare il bene. Punto di partenza della meditazione è stato l’invito che il profeta Isaia fa nel passo proposto dalla Liturgia della parola: “Lavatevi, purificatevi, allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni. Cessate di fare il male: imparate a fare il bene. Cercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova”.

Due espressioni attirano l’attenzione: ‘allontanatevi dal male’ e ‘imparate a fare il bene’. Di fatto, per il Papa, è proprio questo il cammino della conversione, un cammino semplice. Ogni persona fa quotidianamente qualcosa di brutto: la questione è nel non abituarsi a vivere nelle cose brutte. Il primo atteggiamento è quello dell’allontanarsi dal male. Non è sufficiente. Occorre imparare a fare il bene. Il Papa riconosce che non è facile, ma che il Signore ogni giorno ci insegna a metterlo in pratica. Perciò gli uomini devono fare come i bambini e imparare. Ciò significa che “nella strada della vita, della vita cristiana si impara tutti i giorni. Si deve imparare tutti i giorni a fare qualcosa, a essere migliori del giorno prima”. Un’attenzione va però posta: “Convertirsi non è andare da una fata che con la bacchetta magica ci converta: no! È un cammino. È un cammino di allontanarsi e di imparare”. È un cammino che richiede coraggio, umiltà e soprattutto azioni concrete.

Dio ci indica alcuni esempi concreti. “Cercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova”. L’elenco potrebbe essere molto lungo: importante, per Francesco, è comprendere che si impara a fare il bene con cose concrete, non con le parole. Senza concretezza, non ci può essere la conversione. A questo punto, il Papa passa a riflettere sul “come” agire. Dio dice: “Su, venite, discutiamo”. Dio sempre invita ad alzarsi, ma sempre ci dà una mano per andare su. È la caratteristica dell’umiltà. Ecco quindi la logica che porta alla conversione: “prima l’invito, poi l’aiuto, il camminare insieme per aiutarci, per spiegarci le cose, per prenderci per mano e portarci per mano”. Il risultato è una cosa meravigliosa: Dio ci cambia, “non da un giorno all’altro: no, no, no! Con la strada. Nella strada”. Lasciamo che il Signore ci prenda per mano e ci porti avanti. “Con questo gesto di umiltà sarai esaltato, sarai perdonato”. Così cresceremo come buoni cristiani.

A cura di Alessandro Maffiolini