Dal profondo a te grido, o Signore; Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti alla voce della mia supplica.

Caro lettore, cara lettrice, caro amico,

questo è il grido che sta salendo dalle nostre labbra. Abbiamo tutti il desiderio di gridare la nostra attuale disperazione. Essa indica la nostra angoscia e la nostra sofferenza arrivate ormai a un limite stremo. Gridare è umano. Il nostro grido spesso è ricordo pieno di angoscia per il presente e di poca speranza per il futuro unito in una presa di coscienza della propria fragilità. È spesso un appello rivolto a un Dio che appare lontano, che non risponde alle nostre richieste e sembra averci abbandonato. Una preghiera che chiede certo a Dio d’intervenire perché l’umanità e la sua scienza non hanno più possibilità e speranza. Dall’altra però diventa affidamento a Lui della nostra vita e certezza che Dio Padre non abbandona mai i suoi figli. Non è questione di magia. È questione di fiducia sino alla fine. Agli occhi di chi crede in Dio e osa esprimere davanti a Lui la sua disperazione, questa invocazione si trasforma in preghiera.

A te grido Signore: quanti morti e quanta sofferenza. Dio, dove sei? Cosa abbiamo fatto di male?. Sono domande legittime. Alcuni pensano che ci meriteremmo di peggio dell’epidemia pensando al male che c’è nel mondo. L’epidemia è partita dalla Cina e alcune persone elencano le uccisioni, la mancanza di diritti e altre per giustificarla. L’epidemia si è diffusa anche fuori dalla Cina e allora il discorso non regge. Pensare all’epidemia come un castigo di Dio è avere di Lui un’immagine falsa. Abbiamo la sicurezza di “Gesù Cristo, il Giusto” che salva tutti e che sta sempre dinanzi al Padre per intercedere in nostro favore. Siamo al sicuro. “Niente vendette da parte di Dio, anche se ci meriteremmo di peggio! Il virus fa parte dell’esperienza umana. È una componente della nostra natura che per un congegno di cose produce questi elementi che risultano nocivi al nostro benessere”. Quando Gesù ha voluto diventare uomo ha accettato tutte le condizioni della natura umana fino alla morte di Croce, cioè il frutto della cattiveria degli uomini capace dell’oltraggio più atroce: crocifiggere un uomo. “In Gesù il Padre conosce tutta la nostra condizione e non ignora niente di quanto i suoi figli sperimentano durante la loro vita terrena”.

A te grido Signore. Perché Dio non intervieni? Perché Dio non ci liberi da questa pandemia? Certamente. “Niente è impossibile a Dio”. Per questo i nostri padri ci hanno trasmesso il modo con cui hanno vissuto i drammi del loro tempo: San Carlo la peste di Milano, a Catania l’eruzione dell’Etna, le guerre mondiali… La loro fede ci assicura di aver visto un intervento diretto di Dio per salvare popolazioni intere. La Chiesa ha fatto sempre pregare ufficialmente di liberarci “dalla peste, dalla fame e dalla guerra”. Per questo è giusto che tutti noi preghiamo “il Padrone di tutte le cose che ci liberi da questa epidemia, secondo la sua Volontà”. Dalla Parola di Dio e dalla storia delle fede, abbiamo la certezza che Dio ascolta ogni nostra preghiera e ci esaudisce secondo la Sua Volontà. “Solitamente Dio agisce sempre indirettamente, cioè attraverso l’uomo, per questo preghiamo per coloro che sono alla ricerca, che studiano i rimedi necessari per debellare il virus e siamo certi che anche questa volta il male avrà la sua medicina e i malati la loro guarigione, frutto della potenza di Dio e dell’attività dell’uomo”.

A te grido Signore. La mia anima è straziata dal dolore di tanti morti, dalla sofferenza di tante persone, dalla paura di poter essere contagiato, dal timore che le persone a me care possano diventare positive al coronavirus.

Una piccola luce però si accende nel mio cuore sofferente. Dio che Gesù ci ha annunciato è un Padre misericordioso che molte volte nella storia comune e personale abbiamo tutti sperimentato. A te grido Signore… sono certo che tu verrai in nostro aiuto e ci salverai.

Vostro don Alessandro Maffiolini