C i troviamo oggi davanti ad una parte dell’umanità assetata e pronta a fare ogni cosa, (compresa la guerra) pur di avere a disposizione le sorgenti dell’acqua. D’altra parte, è pur vero che nel mondo si vede un vagare incessante, un desiderio inesauribile rivolto ai molteplici beni del corpo e dello spirito. Nella nostra epoca questa ricerca sembra diventare addirittura una corsa burrascosa: produrre e consumare, possedere molte cose e fare molte esperienze, cercare impressioni sempre nuove, il piacere e l’utile immediato, tutto e subito. Molti però hanno la sensazione di correre senza una meta, di riempirsi di cose; cose che, però, scoprono essere vuote. Molti lamentano un impoverimento dei rapporti umani: anonimato, estraneità, incontri superficiali e strumentali, emarginazione dei più deboli, disinteresse, conflittualità e delinquenza. Tutto ciò contrasta quello che sembra essere il nostro desiderio più profondo e autentico, inserito nel Dna dell’essere umano, senza il quale l’umanità è smarrita, capace solo di chiudersi in se stessa e pensare agli interessi di piccoli gruppi. Addirittura assistiamo ad eventi in cui persone si autodistruggono nella ricerca di un qualcosa di passeggero, di un po’ di piacere effimero. È un’umanità smarrita che ha perso la bussola del proprio orientamento e che non sa dove andare.

Diverse volte questo comportamento diventa caratteristica anche delle comunità cristiane: perdono il proprio ‘essere cristiane’ e diventano gruppi basati sull’apparire o divisi gli uni dagli altri, con la convinzione che il proprio cammino sia il migliore. Invece di essere testimoni di un amore senza fine, offriamo una contro-testimonianza. L’amarezza di fronte a ciò è la stessa di ogni uomo di buona volontà che intravede un’umanità sempre più lontana dall’amore di Dio e che non riesce più a raggiungere il segreto della gioia. Chi è attento alla situazione delle persone, percepisce chiaramente un senso di scoraggiamento e d’inquietudine. I cristiani non possono essere indifferenti, ma sono chiamati a cogliere l’amore del Padre che diventa capace di guarire il malessere della nostra anima. Ecco la necessità di riscoprire la vera fonte a cui abbeverare il nostro cuore e renderlo disponibile a riversarlo al mondo intero. È solo l’incontro profondo con Cristo che ci apre a questa dimensione nuova. La sorgente è qui: nell’incontro con Gesù; Lui è l’unica fonte di acqua viva. Una fonte speciale: è un Gesù che cammina per le strade del mondo, che prova fatica, sofferenza e sete. È però un uomo libero, che non ha paura di rivolgersi a chiunque e di entrare in dialogo profondo e sincero con le persone. Anche noi dovremmo impostare la nostra vita su questo modello che c’è dato. Troveremmo quell’acqua che ci disseta e ci permette di donare a nostra volta acqua a quanti incontriamo sul nostro cammino. È bello vedere fratelli e sorelle dissetati e soddisfatti, perché hanno incontrato Cristo che ha illuminato la vita. Diventiamo sorgenti di un’acqua che non ci appartiene, ma che ci è stata donata da Dio. Essa penetra così nell’anima di una persona da rendere l’annuncio del Vangelo un’urgenza che non può essere taciuta. Occorre a questo punto la volontà di ogni battezzato di compromettersi, di “metterci la faccia”.

Eucaristia e Riconciliazione sono i due sacramenti che permettono di abbeverarsi “all’acqua della vita”. Chiese piene di gente che vuole trovare soddisfazione ai propri desideri: questo è quanto dovremmo vedere ogni domenica. Purtroppo non è così e tante persone rimangono assetate e insoddisfatte della propria vita, perché non si sentono amate da Dio. L’augurio è di cambiare punto di vista e scoprirsi amati e ‘assetati’ di Dio.

Alessandro Maffiolini