Parafrasiamo un poco la bella omelia del vescovo Franco Giulio per san Gaudenzio del 2022 per farci aiutare nel cammino che abbiamo davanti e metterci alla ricerca della nuova condizione della gente. In questi due anni abbiamo perso diverse categorie di persone: giovani, adulti, anziani, famiglie… Il punto di avvio è la perdita. Il punto di partenza è la comunità cristiana vista come famiglia dei figli di Dio e luogo dell’incontro con chi si è fatto uomo ed è venuto in mezzo a noi. I promotori della ricerca sono i “genitori” nel senso più ampio del termine. Il problema, com’è stato per Giuseppe e Maria con Gesù, è il cercarli dalla parte sbagliata. Li crediamo ancora al sicuro nella carovana della nostra famiglia, mentre se ascoltassimo il loro silenzio e se leggessimo nei loro messaggini, troveremmo indifferenza, noia e forse timore a riprendere con vigore il passo, dopo aver perso un’occasione che non torna più. Abbiamo bisogno di tre giorni per ritrovare i dispersi nei luoghi in cui sono arrivati. Ognuno di noi ha il compito di andare alla ricerca del loro smarrimento e di dedicare risorse ed energie a rintracciarli. È necessario addirittura arrivare alle periferie del paese e delle nostre città per ritrovare volti conosciuti e amati. Li troviamo in luoghi inaspettati e pronti a fare domande particolari e sfacciate. In questo modo, alla fine, avremo periodi di angoscia e capiremo la distanza raggiunta con quanti stiamo ricercando. “Non bisogna avere paura: abbiamo la possibilità dell’ascolto e del dialogo. Non dobbiamo scoraggiarci, lo facciamo perché essi attendono una presenza amica e rassicurante, anche se all’inizio si presentano spavaldi o annoiati, abulici o depressi, persino bulli e dispersi”. Sarebbe bello e necessario chiamare tutti a raccolta: genitori, educatori, animatori, famiglia, scuola, oratorio, volontariato, società civile. Ci sarà richiesto cosa significhi essere adulti, essere cristiani, essere comunità, essere cittadini; come poter crescere bene e onesti. È certo: come durante un viaggio, dobbiamo armeggiare a lungo sullo smartphone per cercare il collegamento veloce a internet. Solo così, finalmente, appare la schermata dell’avvenuta connessione che “spalanca davanti il mondo intero” e iniziamo a navigare e comprendere meglio la situazione. Anche per il cristiano è necessario cercare la connessione continua “Con Gesù risorto e vivo”, facendo in modo che la propria vita sia “riempita di Gesù più istanti possibile”, senza interruzioni. Certamente, spesso noi possiamo sentirci inadeguati, inadatti alla bisogna, non apprezzati e non valorizzati dalla società. Non bisogna mai dimenticare che la formazione è oggi l’impresa più grande, che ha bisogno di grande apprezzamento sociale. Tuttavia ogni battezzato non può ritrovare la passione del proprio compito, se non lo vive come una vocazione: non è solo una professione, ma una chiamata, non è solo uno stipendio per vivere, ma un compito per far vivere. Patti e alleanze educative sono necessari per riprendere una ricerca insieme e stabilire un cammino di proficua collaborazione. Sono tempi diversi e poco prevedibili, ma con una grande potenzialità legata alla fantasia dello Spirito che ogni essere umano ha in se stesso. E se ci mettiamo insieme, abbiamo ancora maggiori possibilità di ritrovare chi è lontano o smarrito. Solo allora percorreremo le strade della vita e arriveremo a riconoscerci fratelli e sorelle in Cristo, nostra vite, nostra luce e nostra vera felicità.

don Alessandro Maffiolini