Desideriamo riprendere questo tema nel periodo estivo per dare a tutti la possibilità di riflettere un po’ più di quanto normalmente facciamo per la giornata mondiale della pace. Mettersi AllOpera è per noi il desiderio e la volontà di non restare indifferenti. Oggi il mondo ha un’ardente sete di pace. In molti Paesi, anche non lontano dall’Italia, si soffre per guerre, spesso dimenticate, ma che causano sempre molta sofferenza e povertà. Anche se i mass media non mostrano al pubblico moltissime immagini, non possiamo non avere negli occhi il dolore della guerra, l’angoscia di popoli desiderosi di pace: molte famiglie hanno la vita sconvolta e distrutta; tanti bambini, non hanno conosciuto altro che violenza; persone anziane costrette a lasciare le loro terre… Il rischio, anche grazie a una puntuale disinformazione, è che queste atrocità cadano nell’oblio e siano dimenticate. Credere in Dio significa dare voce a quanti sono senza voce e senza ascolto. “Essi sanno bene, spesso meglio dei potenti, che non c’è nessun domani nella guerra e che la violenza delle armi distrugge la gioia della vita”. Mai il nome di Dio può essere usato per giustificare o dimenticare la guerra e le violenze: il nostro Dio è il Dio della pace. Inoltre non illudiamoci: la pace che invochiamo non è una semplice protesta contro la guerra, nemmeno “è il risultato di negoziati, di compromessi politici o di mercanteggiamenti economici”. È il risultato della preghiera, di un cuore umile e semplice, di un impegno concreto per la pace a partire dalle nostre case, famiglie, gruppi, comunità cristiane. Se non abbiamo pace tra noi cristiani, non avremo pace nemmeno nel mondo. Il Papa ricorda con forza che la strada dei battezzati è “di immergersi nelle situazioni e dare il primo posto a chi soffre; di assumere i conflitti e sanarli dal di dentro; di percorrere con coerenza vie di bene, respingendo le scorciatoie del male; di intraprendere pazientemente, con l’aiuto di Dio e con la buona volontà, processi di pace”. È il grido di centinaia di milioni di persone, è il grido di Cristo che chiede il nostro aiuto concreto: solo così è possibile costruire la pace. Non abbiamo la volontà di accusare qualcuno, non ci mettiamo a litigare, non vogliamo distruggere e non desideriamo insultare nessuno. L’odio, la violenza, la diffamazione bella e buona si combattono non con le stesse “armi”, ma con il perdono, la fraternità, la comunione e con la famiglia. Queste realtà permettono di riconoscere senza timore che la violenza è sempre alimentata dalle armi. Non si può alzare la voce per parlare di pace mentre di nascosto si perseguono sfrenate corse al riarmo. “È una gravissima responsabilità, che pesa sulla coscienza delle nazioni, in particolare di quelle più potenti”. Esse per prime hanno il compito di mettersi AllOpera e favorire un clima di pace e riconciliazione. Noi cristiani siamo chiamati a trasformarci in operatori di pace per sradicare in noi stessi, nella società, nella cultura, negli uomini, la logica del potere e della supremazia, sostituendole con le logiche di Dio e del suo Vangelo. Questa è la vera potenza che chiunque può attuare nella propria vita: è sufficiente convertirsi e amare come Dio ci ha amato. Sia pace: è il grido che in ogni eucaristia sale incessantemente al trono di Dio. È l’invocazione che ognuno di noi deve vivere per primo mettendo da parte il proprio egoismo e il desiderio di onnipotenza insito negli esseri umani.

don Alessandro Maffiolini