A essere onesti, la fede non è mai un’esperienza agevole: per la maggioranza delle persone e dei battezzati essa è addirittura un’esperienza difficile. Anche quanti dichiarano un’appartenenza esplicita alla Chiesa e partecipano con regolarità alla sua vita, si rendono conto che la fede non è un dato pacifico. Inoltre diverse volte sono in disaccordo con questo o con quel punto della fede, con questa o quella regola proposta dalla Chiesa. Altri cristiani, per molteplici ragioni, poi arrivano a “perdere la fede” e diventa impossibile per loro dirla alle altre persone. Per nessuno la fede è “un lungo fiume tranquillo”, ma è sempre un cammino in tensione che vive più di dubbi che di certezze e assume molte volte la caratteristica della lotta con Dio e del disinteresse verso la comunità e i fratelli. Parlare di annuncio è parlare di un compito difficile ma imprescindibile per un battezzato. È una vera e propria sfida contro se stessi e contro la mentalità, purtroppo dominante, di questo mondo. È comunque un’avventura avvincente e stupefacente, se permettiamo al Vangelo di impregnare la nostra esistenza e di trasfigurarci nell’amore. Allora saremo capaci di sorprendere il mondo, di annunciare Cristo agli uomini e alle donne di oggi e, pur con le povertà e limiti che ci accompagnano, mostreremo al mondo la sua bellezza. Dobbiamo rendere visibili le meraviglie che Dio ancora oggi compie nel cuore di chi si lascia incontrare da Lui. Partiamo dall’assaporare e approfondire la nostra relazione con Gesù per far risuonare la sua Parola nella nostra vita: diventeremo capaci di proclamarla a tutti con coraggio. È un mandato chiaro e preciso; è inoltre accompagnato dal dono dello Spirito. Nessuno è solo nell’annunciare la Buona Notizia. A noi la scelta del modo di proclamarla e dei tempi. Papa Francesco, infatti, ci ricorda che la nuova evangelizzazione deve avere un nuovo protagonismo di ogni battezzato. Questa convinzione si trasforma addirittura in un appello diretto e chiaro a ogni cristiano, perché nessuno rinunci al proprio impegno di evangelizzazione. Infatti, se uno ha veramente fatto esperienza dell’amore di Dio, “non ha bisogno di molto tempo di preparazione per andare ad annunciarlo, non può attendere che gli vengano impartite molte lezioni o lunghe istruzioni”. Ogni cristiano è missionario nella misura in cui si è incontrato con l’amore di Dio in Cristo Gesù; un cristiano se non è missionario, non può dirsi e non è cristiano. È vero anche che è necessario crescere come evangelizzatori: dobbiamo avere l’umiltà di lasciare agli altri la possibilità di evangelizzarci quotidianamente. Non è rinunciare a portare la “vera notizia”, ma trovare il modo di comunicare Gesù che corrisponda maggiormente alla situazione in cui ci troviamo e possa in questo modo arrivare al cuore delle persone, dei gruppi, della società, della cultura. Poche parole solo per stimolare un nuovo annuncio anche nella città o paese in cui abitiamo. Non tutto nella vita andrà sempre bene. Anche noi incontreremo difficoltà dentro la nostra stessa famiglia e comunità, incontreremo persone con le quali riusciremo a fatica ad appianare le difficoltà. Proprio in quei momenti difficili, potremo unirci più profondamente a Lui. Davanti a tale compito, “affascinante e terribile nello stesso tempo”, non possiamo tirarci indietro. Certi della comune chiamata, forti della forza dei Sacramenti e aiutati da un buon cammino spirituale, insieme a molti cristiani nella storia, possiamo dire: Ecco, Signore, manda me!

don Alessandro Maffiolini