Non voglio fare un discorso teologico sulla malattia, ma semplicemente riconoscere l’atteggiamento di Gesù verso i malati per confrontarci con esso. Fin dall’inizio, infatti, i quattro Vangeli ci mostrano l’attenzione e la cura di Gesù verso i malati: si avvicina a loro e desidera guarirli. Con cinquantatré miracoli nei Vangeli, più di trenta sono di guarigione. Questo sta a significare l’importanza che Gesù dava alle guarigioni. “Andate a riferire a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono sanati, i sordi odono, i morti resuscitano, ai poveri è annunciata la buona novella”. La guarigione è legata alla missione stessa di Gesù. Con Lui è entrato nel mondo Dio e si manifesta nella storia. Il male non era più il padrone assoluto: Gesù sottraeva il corpo, la vita, il cuore, la psiche delle donne e degli uomini al potere oscuro del male. I suoi discepoli non sono separati da questa missione. A loro dona il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire: “Predicate che il Regno di Dio é vicino, guarite gli infermi, resuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni”. È necessario che la missione dei discepoli si modelli su quella di Gesù nell’annunciare il Vangelo e nel guarire dalle malattie. E questo ci sconvolge: non c’è annuncio senza guarigione né guarigione senza annuncio. Guarire i malati non è un’azione marginale dell’annuncio, è invece il segno concreto e visibile che la salvezza del Regno è iniziata e riguarda l’uomo in tutta la sua interezza. I discepoli sono chiamati a continuare quest’opera. “In verità, in verità vi dico, anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi. Perché io vado al Padre, qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò”. Le guarigioni, quindi, hanno un’importanza decisiva nella missione di Gesù e dei discepoli. Significano “impedire che la vita degli uomini e delle donne resti sotto il potere di Satana, di cui la malattia è una manifestazione”. La malattia, infatti, non è un bene; essa è frutto del potere oscuro del male. “In tal senso Gesù non può non combatterla. Gesù è colui che annuncia un nuovo tempo in cui anche le malattie sono sconfitte”. La Chiesa fin dall’antichità non ha esitato a chiamare Gesù “medico dei cristiani” e a continuare la sua opera. La preghiera della Chiesa ha sempre accompagnato il malato, senza peraltro disprezzare il medico. “La malattia – scriveva il cardinale Martini – è parte della vita. Non è un incidente, ma la rivelazione della condizione normale di limite insita in ogni soddisfazione umana, è qualcosa che mi definisce nel mio essere fragile, debole, incerto, mancante. Rivela chiaramente ciò che è nascosto in me anche quando sto bene. E la temo, la malattia, perché non voglio che emerga la verità della mia limitatezza, della mia povertà”. Esiste una grande domanda di guarigione. Quanta gente oggi va alla ricerca di pratiche magiche, occulte, miracolistiche. Questa ricerca è una domanda che spesso non trova ascolto nelle nostre parrocchie o lo trova solo in alcuni sacerdoti. In fondo, è una grande domanda d’amore. Questo è il motivo per cui le comunità, dovrebbero diventare sempre più, grazie all’impegno di ogni suo membro, come la casa di Cafarnao alla cui porta tutti portavano malati perché Gesù li toccasse. Entriamo quindi nel mondo della preghiera fatta con fede e speriamo nelle grandi cose che l’umanità può fare e ancora di più nell’amore di Dio donato a noi ogni giorno.

don Alessandro Maffiolini