Prendo in prestito, con gioia, il titolo dal cammino di Avvento preparato dalla Diocesi di Fossano dove sono presenti alcuni miei amici che hanno condiviso con me due anni di cammino regionale di formazione per i coordinatori della catechesi. È un modo per ringraziarli di quanto fatto insieme e della loro amicizia. Dobbiamo riconoscere con sincerità che spesso siamo cristiani da salotto, con una fede poco convinta e disposta a criticare gli altri e Dio. Insomma una fede “spenta” incapace di manifestare la bellezza, la gioia e la grandezza di un Dio che si rende uomo. “Secondo i greci, solo le persone entusiaste erano in grado di superare le sfide della vita quotidiana e raggiungere i propri obiettivi. L’entusiasta è dunque colui che ha dentro di sé la forza di Dio che lo spinge ad agire con gioia e fermezza”. Sembra essere una definizione azzeccata e corretta di “battezzato e cristiano”; è anche però oggi così distante dalla vita concreta delle persone. Non sarà facile avventurarsi per i tornanti della fede, così come non lo è stato per Giuseppe e Maria che hanno accettato di essere i genitori di un Figlio speciale. Mentre iniziamo il periodo che ci prepara al Natale, il nostro sguardo deve dirigersi verso Betlemme: qui possiamo cogliere che Dio e con noi, è nostro prossimo, è vicino a noi perché “ha sposato” la nostra umanità. Lui ha scelto di diventare uno di noi per “farci diventare come Lui”. La gioia cristiana scaturisce pertanto da questa certezza: “Dio è vicino, è con me, è con noi, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, come amico e sposo fedele. E questa gioia rimane anche nella prova, nella stessa sofferenza, e rimane non in superficie, bensì nel profondo della persona che a Dio si affida e in Lui confida”. Entriamo sempre più nel mistero del Dio-Uomo: appassioniamoci al suo amore, al suo modo di agire, al suo esempio. Conosciamo e appassioniamoci a Gesù. Solo così siamo capaci di avere una vita piena, bella e felice. È l’incontro con Dio che ci spinge a misurarci con i nostri limiti per conquistare ciò che è grande davvero e che riempie il cuore. “Il Vangelo ci invita a non lasciarci conquistare dalle false promesse che portano a una felicità vuota, egoista, centrata su noi stessi e capace solo di riempire i nostri cuori di tristezza”. Gesù nel Vangelo suggerisce di vegliare in ogni momento, di non rattristarsi, ma di vivere con gioia e passione. E il rivolgersi a Dio, pregando cioè parlando e dialogando con lui, è importantissimo per avere il coraggio di camminare e andare fino a Betlemme. I sentieri di Dio sono, infatti, amore e fedeltà donati a tutti. Ecco che compare nella nostra vita di cristiani un entusiasmo capace di spingerci ad agire con gioia e fermezza. Tutto quanto compiremo sarà un’attività feconda e contagiosa (la fede non può non essere in questo modo), abile ad appassionare e convincere chi incontriamo nella nostra vita. Betlemme può diventare per ogni cristiano il “luogo” in cui trascinare le persone che gli sono accanto, “non per essere servito ma per condividere e moltiplicare il bene”. Così coinvolgiamo gli altri nei progetti di Dio e li valorizziamo per i doni che Lui ha donato loro. Andare a Betlemme ci permetterà di tornare entusiasti quando siamo a terra, di ritrovare la giusta direzione quando ci sentiamo scoraggiati, ad accontentarci dei beni che possediamo quando tutto ci sembra necessario e ad assaporare, anche nella fatica, la gioia dell’incontro con Gesù. La forza del nostro agire proviene da Betlemme, il luogo in cui Dio si fa uomo e ricuce lo strappo che l’uomo ha causato con il proprio orgoglio e desiderio di onnipotenza.

don Alessandro Maffiolini