All’inizio di questo tempo particolare, potremmo fare una breve e semplice riflessione su dove i nostri occhi hanno posto il loro sguardo alla luce del Vangelo. Gesù sa guardare la sua vita, la vita dell’uomo, compreso il male con occhi diversi: Gesù guarda con gli occhi del cuore. Non è solo un semplice vedere, ma è uno sguardo che dona significato alla vita, alla storia; è lo sguardo di chi si è lasciato guardare e amare dal volto del Padre. Lo sguardo di Gesù, con onestà, sa andare oltre le apparenze, sa puntare diritto al cuore; è uno sguardo che ama e che libera l’uomo da ogni compromesso con il male perché è uno sguardo che sa ascoltare la nostra voce, la nostra storia. Una storia non solo individuale, ma anche comunitaria, riscattata e guidata da Dio in un cammino di liberazione e salvezza. In questa Quaresima siamo allora chiamati a guardare con gli occhi del cuore, con gli occhi stessi di Gesù, la nostra vita, le nostre relazioni, il nostro rapporto con Dio. “Solo con uno sguardo rinnovato saremo capaci di vivere non di solo pane, ma di vivere secondo la Parola di Dio e vincere le varie lotte quotidiane contro il male”. Tante volte vediamo quanto succede attorno a noi con situazioni difficili da affrontare e incontri con persone sole e tristi: il nostro sguardo rischia di essere distaccato e freddo e addirittura lontano da tutto e tutti. Ci lasciamo attirare dall’apparenza, dalla voglia di farsi vedere e di essere considerati potenti e grandi. Prendiamo l’esempio da Gesù che si è sempre lasciato amare dal Padre per essere capace di amare e guardare al mondo con gli occhi del cuore, senza egoismi, senza lamentele e chiusure. Gli occhi esprimono e vedono nei volti la gioia e il tormento, l’entusiasmo e la stanchezza, la paura e la fiducia. Il suo sguardo non è neutro o, peggio, freddo e distaccato, perché Gesù guarda sempre con gli occhi del cuore. E il suo cuore è così tenero e pieno di compassione, che sa cogliere i bisogni anche più nascosti delle persone. Questo sguardo rivolto a noi, diventa capace di trasformare il nostro modo di guardare Dio e i fratelli. “I nostri occhi devono essere collegati al cuore … e all’anima, per vedere il profondo bene che Dio sogna per noi e la sua vicinanza in ogni nostro passo”. Papa Benedetto XVI ci ha ricordato che “solo con il cuore si conosce veramente una persona”. Se restiamo legati a una conoscenza “secondo la carne”, ci fermiamo all’esteriorità, siamo superficiali. Sia si tratti di rapporti umani, sia si tratti del rapporto con Dio, il movimento in atto è sempre lo stesso. Una conoscenza affettiva, un “cuore che parla al cuore”. “Preso” dall’incontro con Cristo, il cuore non sbaglia, riconosce subito l’immediata corrispondenza con le proprie esigenze. Infatti, le cose più belle ed emozionanti della vita non si vedono con gli occhi, ma si sentono con il cuore. Così ridiamo significato a tutto e alla vita: riconosciamo la presenza di Dio accanto a noi che riempie di amore, misericordia, tenerezza e umiltà. Non solo. Ci apriamo al mondo e alle persone; non facciamo più distinzioni. Assumiamo un nuovo atteggiamento, una nuova impostazione di tutta la vita orientata verso l’attenzione all’altro, la condivisione, il prendersi cura dell’altro, un fatto che non deve essere ristretto a pochi e particolari periodi, momenti o occasioni della vita. “Io sono tuo”, ci dice Cristo nel Battesimo. A noi il compito di corrispondergli. Con il cuore.

don Alessandro Maffiolini