La comunità civile di Trecate venera due santi Patroni, Cassiano e Clemente. Sono due figure importanti che segnano la storia della città. In comune hanno il rifiuto di sacrificare agli dei, abbandonando la fede in Gesù Cristo. Era sicuramente più conveniente seguire gli ordini dell’imperatore e assecondare quanto chiedevano. Era però contrario alla loro coscienza e al loro cuore. Davanti al Crocifisso hanno sperimentiamo una lotta interiore: il conflitto tra il “pensare secondo Dio” e il “pensare secondo gli uomini”. Da un lato, come ricorda il Santo Padre, c’è la logica di Dio, che è quella dell’amore umile e sincero, è un amore che segue la via della Croce e quindi scappa lontano da ogni imposizione, esibizione, da ogni trionfalismo. L’amore è sempre proteso al bene altrui, anche se questo può costare sacrifici. Di contro abbiamo il pensare degli uomini. “È la logica del mondo, della mondanità, attaccata all’onore e ai privilegi, rivolta al prestigio e al successo. Qui contano la rilevanza e la forza, ciò che attira l’attenzione dei più e sa farsi valere di fronte agli altri”. Cassiano e Clemente potevano scegliere questa strada e tutto sarebbe andato bene: applausi, promozioni, successo, abiti sfarzosi… hanno invece scelto una strada “difficile” che li ha condotti alla felicità vera, alla vita che non muore mai. I due Santi Patroni hanno avuto speranza: essa è l’esperienza di un presente che rende certi di un futuro. Il presente che è stato per loro e che dovrebbe essere anche per noi, è il Mistero di Dio che cammina ogni giorno davanti all’umanità per guidarla e donargli misericordia e conforto. Questa è la speranza che ha dato forza e sostegno ai nostri grandi Cassiano e Clemente dentro tutte le loro tribolazioni. Averli scelti come patroni della nostra città significa il desiderio di inserirsi in questo loro modo di pensare, non un qualcosa di passato e concluso, ma una realtà viva e ancora possibile da realizzare. Loro hanno amato Cristo più della stessa vita e del successo. Dalla speranza nasce un grande amore. “Quando si ama veramente, il cuore suggerisce misteriosamente che quel legame non verrà mai meno”. E siamo certi che non è inutile quel gesto verso un vecchio che muore solo nella corsia di un ospedale, “quell’impegno per aiutare i propri studenti in condizioni precarie, lo sforzo per far vivere la propria impresa e garantire per la propria famiglia e per chi è intorno un po’ di benessere, l’impegno civico anche quando non dà potere, il servizio in un’opera di carità e volontariato verso i meno fortunati, il desiderio che la propria gente non cada nel baratro della povertà”. I Patroni possono aiutarci in questo cammino: è necessario rispolverare le motivazioni originarie della festa patronale. Un momento di unione per sentirsi sempre più parte di una comunità che ha desiderato e scelto di costruirsi sulla fede di due testimoni. Cristo dovrebbe quindi diventare il cuore pulsante delle scelte di ogni cittadino: altrimenti si perde il significato delle feste stesse. Cassiano e Clemente diventano due personaggi del passato, relegati eventualmente nei libri e che non hanno niente da dire alle persone di oggi. La nostra festa di San Cassiano e san Clemente è allora l’occasione per riscoprire le risorse di un cuore più forte di ogni tragedia e non c’è cosa più decisiva che intercettare la voce unica di Colui che si prende a cuore tutta la vostra umanità perché ci ha fatti per un destino di felicità.

don Alessandro Maffiolini