I discepoli, che la sera di Pasqua “gioirono al vedere il Signore”, ci ricordano il paradosso della vita cristiana: la prova e il dolore non sono eliminate in questo mondo; la nostre vita infatti, anche se oscurata dalla sofferenza quotidiana, è illuminate dalla risurrezione del Signore. “Il cristiano, sottoposto alle difficoltà dell’esistenza comune, non è tuttavia ridotto a cercare la sua strada come a tastoni, né a vedere nella morte la fine delle proprie speranze“. Dobbiamo ricordare con chiarezza che niente al mondo ha la capacità di riempire la nostra vita: potere, successo, denaro, applausi e altro, sono realtà temporanee che ci svuotano dall’interno e ci rendono solo incapaci di amare. Infatti, dove muoiono le speranze vere, trionfa il calcolo di bassa lega: “Alle ragioni del vivere e del vivere insieme, si sostituisce la rivendicazione dell’utile e del conveniente”, la rincorsa al piacere, la protesta fondata su una prospettiva breve, limitata e irragionevole. In questo si rende comprensibile il senso di questa Quaresima: andare a cercare di cosa possiamo vivere, andare a cercare ciò che veramente può dare significato alla vita. Il Vangelo ci propone le scelte di Gesù e ci insegna a scegliere. Non si vive solo di cose materiali: abbiamo un tempo per imparare il distacco dalle cose e lasciarci nutrire dalla Parola di Dio e dall’Eucaristia. La Chiesa ci ricorda che Gesù è la scoperta fondamentale che può dare una svolta decisiva alla nostra vita, una svolta capace di riempire di significato pieno e autentico la nostra esistenza. La proposta di Cristo è offerta a tutti, è un dono, un regalo, una grazia, ma “non viene messo a disposizione su un piatto d’argento, perché richiede dinamismo. Si tratta di cercare, camminare e darsi da fare. Occorre quindi che il cuore bruci dal desiderio di raggiungere il bene che è Gesù. Ma per riuscire in questo occorre anche il sacrificio”. Il Tempo di Quaresima ci conduce per mano attraverso il mistero della libertà dell’uomo, del peccato, dell’amore di Dio, della sua misericordia realizzata in Cristo, per farci sperimentare la bellezza del rimanere con il Signore e godere così della sua risurrezione. Questi quaranta giorni, illuminati dai Vangeli domenicali, possono donarci la grazia della conversione. Ogni volta che partecipiamo all’Eucaristia facciamo esperienza concreta della conversione attraverso l’assorbimento, a poco a poco, del modo di pensare, di comportarsi e di essere del Signore Gesù. In questo tempo particolare, l’incontro con Gesù cambia il cuore e la vita: la Verità non si offre in Lui come qualcosa che si possiede, ma come Qualcuno che si propone alla nostra libertà per essere nel suo amore e nella comunione con Lui. Il discepolo di Cristo, il cristiano, non è uno che si è privato di qualcosa di essenziale. È uno che ha trovato molto di più: ha trovato la gioia piena che solo il Signore può donare. È la gioia evangelica dell’essere capiti, accolti, perdonati e amati. L’amore vero non sopporta di restare semplice intenzione o parola, ma si trasforma in gesti e opere: in qualcosa che si vede e si tocca. In questo tempo di grazia che abbiamo a disposizione, permettiamo, quindi, alla luce dell’amore di illuminare il nostro cuore, perché la nostra esistenza possa produrre frutti di bene che ridonano la gioia della vita nuova in Cristo Risorto.

don Alessandro Maffiolini