Partiamo da lontano: Gesù, uomo come noi, ha fatto esperienza di dolore, sofferenza, pianto e allo stesso tempo è sempre stato capace di tenerezza e di misericordia. Questo è stato possibile per uno straordinario legame con Dio, per un desiderio di “fare la volontà del Padre”: ciò accade quando il cuore si ‘attacca’ e batte insieme con quello di Dio. Con la Pasqua succede proprio questo per ogni persona che sceglie d’incontrare Gesù e farlo entrare nella propria vita. Solo l’amore che ha riversato su noi creature rende possibile un cuore ‘tachicardico’, che batte all’impazzata e diventa capace di amare come nessun altro abbia fatto (tranne Gesù stesso). Sentiamo forte la presenza accanto a noi e in noi che spinge ad amare, come Lui ha amato. Questa è la questione vera e va alimentata continuamente con i sacramenti; altrimenti, il rischio è quello di un cuore che non batte più, ma si ferma e collassa. Occorre leggere il Vangelo con fede, cioè credere che quanto vi è contenuto avvenga anche ora nella nostra vita e in quella della comunità cristiana di cui facciamo parte. Il Vangelo ci smaschera, opera un vero e proprio ‘trapianto di cuore’. Allora le altre persone si trasformano in fratelli e sorelle da amare, non per dovere, ma perché fratelli e sorelle in Cristo.

È il mistero della Pasqua: un Dio che annienta Se stesso per noi, per indicarci la strada possibile. Un Dio con un cuore ‘impazzito’ per gli esseri umani da Lui stesso creati, che continua a cercare chi si è perduto, che non demorde mai neanche davanti ai fallimenti. Gesù, Figlio di Dio, ha attraversato la nostra vita, distribuendo amore; ha attraversato anche la morte, con il terrore che essa suscita in ogni uomo, ed è arrivato vittorioso durante la vita e vittorioso sulla morte stessa. A noi che ci diciamo cristiani e siamo attaccati ai segni della nostra fede è spontaneo amare alla stesso modo; compiere le stesse scelte di Gesù significa averlo incontrato ed essere diventati pazzi di amore. Solo ciò giustifica il sacrificio, la coerenza, la partecipazione e l’umiltà di molti battezzati. “Quando un cristiano preferisce non far vedere la luce di Dio ma preferisce le proprie tenebre, esse gli entrano nel cuore perché ha paura della luce e gli idoli, che sono tenebre, gli piacciono di più: allora gli manca qualcosa e non è un vero cristiano”. Chi ha incontrato o almeno iniziato a incontrare Cristo diventa un testimone della luce di Gesù e del Suo infinito amore.

Caro lettore, cari trecatesi, se sentiremo bussare alla porta del cuore, se proveremo la nostalgia della semplicità, il bisogno di perdonare, la voglia di sorridere al nemico… allora è Cristo. Apriamogli la porta e sarà finalmente Pasqua! Tanti auguri a tutti.

 Alessandro Maffiolini