La Quaresima ormai avviata può essere un tempo favorevole per iniziare un cammino particolare che può permetterci di essere persone felici, nonostante le immancabili difficoltà della vita. Nei Vangeli si parla di un avvenimento che ha deciso del futuro di Gesù: la Trasfigurazione. Essa diventa segno anche per quanti si professano cristiani. Come può accadere questo? Abbiamo, se lo vogliamo, diverse possibilità. Occorre anzitutto avere il coraggio di alzare lo sguardo, cioè di vedere Gesù e penetrare nel Suo cuore. Lì possiamo percepire i Suoi sentimenti e permettere che essi entrino nella nostra vita e la rinnovino quotidianamente. Il rinnovamento risiede, in questo caso, nello sguardo del cristiano che contempla il mistero di Gesù e lo riconosce nella sua verità. È la capacità interiore che acquisiamo per far “entrare la vita di Gesù nella nostra”. Il mistero non è qualcosa di astratto o d’incomprensibile, ma “forma un tutt’uno con l’umano”. Anzi, imprime alla vita il suo orientamento più sicuro, offrendole di diventare matura e aperta agli altri. Il mistero, alla fine, si può rintracciare in ogni dimensione, in ogni momento dell’esistenza. Occorre, cioè, fare un’esperienza di bellezza: dobbiamo essere capaci di dire “È bello per noi essere qui”. Solo così la bellezza diventa una realtà costitutiva dell’uomo autentico e dunque anche del Vangelo che è aperto all’umanità. Non c’è vita vera e piena se non esiste esperienza di bellezza, che per questo è una qualità umana: “La verità rivelata è l’amore e l’amore realizzato è la bellezza”. Essa, allora, ci conduce a contemplare la vita e a diventare capaci di guardare la realtà, il mondo e quanto accade con gli occhi stessi di Dio.

Altro passo consiste nell’ascoltare il Figlio prediletto. Nella vita del credente l’ascoltare assume la connotazione di un verbo imperativo, o meglio di un verbo che fa un invito chiaro a prestare attenzione alle parole di Gesù, perché Lui è “la Parola che svela pienamente chi è Dio e se noi l’ascoltiamo diveniamo, come Lui, figli di Dio”. Questo diventa l’atteggiamento fondamentale del cristiano: non sono nozioni che vengono trasmesse, ma è il racconto chiaro e evidente di chi sia Dio, di chi siamo noi e del senso della storia e delle scelte dell’umanità. È una Parola che indica ciò che dobbiamo fare e come vivere per essere discepoli di Cristo.

Ascoltiamo, cari lettori, il Vangelo! “È la Parola più preziosa, la più chiara, la più luminosa che il Signore ci ha donato. Non resta che ascoltarla con cuore attento, obbedienza e conversione. Questa è la fede”. Questo trasforma le persone. Certo siamo a un livello alto, cioè a un livello di fede; altrimenti è impossibile comprendere e agire di conseguenza, agire come Dio fa con noi. È molto di più di un semplice voler bene all’umano.

Altra caratteristica è la preghiera, vista non come insieme di formule da ripetere quasi senza capire, ma che consiste nel “continuo trovarsi soli con Lui”. È entrare in sintonia con la Sua vita e permettere al Vangelo di permeare la nostra. Una preghiera fatta così consente al cristiano di trasfigurarsi nei familiari, negli amici, nei colleghi di lavoro, nei membri della parrocchia, in tutti quelli che incontriamo o affidiamo a Dio. Ultima, per questo articolo ma non per i cristiani, diventa, se la preghiera è autentica, quella del “fare la volontà di Dio”. Cosa difficile, specialmente quando essa è difforme dalla nostra. È, in sintesi estrema, fidarsi sempre del Padre anche quando non comprendiamo bene e sembra di andare per la direzione sbagliata. Fidiamoci di Lui, perché non tradisce mai i Suoi figli e cerca sempre per loro la via della felicità.

Alessandro Maffiolini