Il Giubileo occasione speciale

Mancano ormai poco meno di cinque mesi alla conclusione dell’Anno Santo, in cui abbiamo cercato di focalizzare la nostra attenzione e la nostra vita sulla Misericordia del Padre, resa disponibile a tutti. È stato come toccare con mano la Sua tenerezza per permettere alla fede di ogni credente di ravvivarsi e trasformarsi in testimonianza sempre più efficace. Siamo stati chiamati a percorrere un breve pellegrinaggio verso la Porta Santa per esprimere con forza il nostro comune desiderio di conversione che è stato per tutti unito al sacramento della Riconciliazione e alla celebrazione dell’Eucaristia.

È stato bello sentire dalla televisione che dovrebbe essere in atto una ‘corsa ai confessionali’. Occorre però fare una riflessione seria per la nostra città di Trecate e chiederci se ciò si sia realmente realizzato. La nostra chiesa parrocchiale ha visto davvero una moltitudine di persone che mensilmente passano per i confessionali. Altre volte, invece, i confessori sono tranquilli perché pochi vengono per incontrarli. Abbiamo assistito ad un risveglio del senso del peccato e visto persone differenti chiedere con rinnovato vigore il perdono di Dio. Si è percepito un rinnovamento nelle scelte e nei comportamenti tra le persone. Sarebbe bello tutto ciò, ma in realtà non sempre è accaduto: spesso noi trecatesi siamo andati avanti come sempre, come se i mesi trascorsi fossero passati in una certa indifferenza.

Il Santo Padre ha auspicato molte cose; i cristiani hanno applaudito, ma non sempre poi hanno messo in pratica quanto sentito. Eravamo chiamati inoltre a farci prossimi di quanti per diversi motivi sono impossibilitati a recarsi alla Porta Santa: ammalati, persone anziane e sole che spesso non possono uscire di casa. Con il nostro aiuto, avrebbero dovuto vivere la malattia e la sofferenza come esperienza di vicinanza al Signore; essere sollecitati a dare valore al dolore e alla solitudine, vivendo con fede e gioia questo momento di prova. Segno sarebbe stato il ricevere, la domenica, la Comunione eucaristica. Alcuni lo fanno, ma quanti, in una Trecate di oltre 21 mila abitanti, rimangono nascosti nelle proprie case e mancano al banchetto offerto gratuitamente da Gesù. I ministri straordinari della Comunione dovrebbero avere il giorno del Signore pieno di visite nelle case. L’Anno Santo è l’occasione inoltre di lasciarsi guidare dalla ricchezza contenuta nelle opere di Misericordia corporale e spirituale. L’esperienza della Misericordia, infatti, è resa visibile nella testimonianza di segni concreti fatti ai fratelli e alle sorelle in necessità. Da qui l’impegno a vivere della Misericordia per ottenere il perdono grazie alla forza dell’amore del Padre che accoglie tutti.

 

Le azioni di ogni giorno

Le opere di Misericordia spirituale e corporale sono una garanzia che i luoghi che frequentiamo possono tradurre la Misericordia di Dio nella storia, secondo la logica che noi siamo strumenti dell’amore di Dio. I cristiani diventano capaci di accompagnare con misericordia, pazienza e umiltà le varie tappe di crescita delle persone, lasciando spazio all’infinita bontà del Signore che ci sostiene sempre. È il fare tutto il bene possibile, illuminati dal Vangelo, che impone una ricerca di relazioni per diventare segno concreto della Misericordia: è la scelta di conoscere ogni persona fin nel profondo del suo essere e dei suoi bisogni, con lo scopo di costruire luoghi emanatori di amore e accoglienza. In questo modo si evita di creare spazi, preoccupati solo di dare cose materiali, molte volte più per noi che per chi ha necessità. Il linguaggio della misericordia sostiene il tempo della relazione e le opere concrete hanno senso solo se si tratta di azioni che “rendono liberi” e non portano a nuove schiavitù.

Quanto noi mettiamo in pratica rende visibile e concreto l’amore del Padre che dona libertà autentica: essere vicini e prossimi ha significato nella misura in cui queste azioni si traducono in scelte personali e pastorali che caratterizzano i luoghi che viviamo. Il prossimo, nella chiave della Misericordia, è vitale per i battezzati che non vogliono essere indifferenti a Dio e ai fratelli e non desiderano chiudersi solo in se stessi e nei propri interessi. Ogni giorno siamo chiamati a compiere decisioni che spesso sono aliene da quanto il Vangelo proclama e dalla concezione di Misericordia che Gesù ha annunciato.

A volte la nostra idea è allontanare chi dà fastidio, chi è nostro nemico, diverso da noi, fino a costruire muri per impedire di entrare nelle nostre vite. Ogni luogo si trasforma in luogo di Misericordia se garantisce la partecipazione di ciascuno al proprio cammino di crescita. Inoltre, ogni luogo è luogo di Misericordia se diventa compartecipazione delle condizioni umane di altre persone. È capacità di sentire l’altro, di partecipare della sua condizione, di avere uno sguardo che supera i ruoli e le competenze; di fare posto e donare tempo, perché sia ascoltato e diventi compagno di viaggio nel cammino della vita. Dobbiamo decidere e scegliere: è un livello personale e comunitario che porta a una presa di posizione chiara e inequivocabile. Scegliere è per il cristiano credere che solo la Misericordia permetta di vivere insieme e di costruire un’umanità più vera e credibile. Ogni giorno, grazie alla Parola e all’Eucaristia, nascono le scelte vere e importanti della vita che danno il senso ultimo e concreto all’essere figli di un unico Padre che dona Misericordia ai Suoi figli.

 

A cura di Alessandro Maffiolini