Solo un mix di fantasia, attività, luoghi adatti, preghiera, giochi, educazione può portare alla buona riuscita di una realtà chiamata ‘campo-scuola’. Innanzitutto è necessario un programma educativo che possa creare un ambiente adatto: occorre mescolare insieme progetto, formazione e relazione. In questo modo si pongono al centro le giuste esigenze del ragazzo e si riescono a proporre attività, laboratori, giochi e altro ancora. Nella preparazione di ogni campo si decidono, concordandoli, degli obiettivi chiari e precisi: in questo modo è possibile progettare iniziative ben armonizzate tra loro e capaci a stimolare continuamente e positivamente l’attenzione e la fantasia dei ragazzi. Ogni cosa che si svolge al campo-scuola non può non andare oltre al semplice intrattenimento dei ragazzi: si spinge a imbastire un clima di amicizia in cui i giovani possano creare relazioni autentiche con gli altri membri del campo e sperimentare la gioia dello stare insieme. Sia con i sacerdoti, con le suore, con gli adulti e specialmente con gli altri ragazzi.

Sopra di tutto vanno posti con forza Cristo e il Vangelo come fonte d’ispirazione. “Prima ancora delle più moderne e complesse teorie pedagogiche, solo la presenza viva e amorevole di nostro Signore ci consente, da umili educatori, di pensare ai nostri ragazzi come a creature uniche, irripetibili, dotate di ragione, volontà e affettività, ognuna degna del massimo rispetto”. Un buon progetto, allora, non può prescindere da Gesù e dalla fede in Lui. È la fede che permette di essere creativi, di esprimere le migliori energie, di non avere paura di incontrare gli altri e donar loro la gioia che si ha nel proprio cuore.

Ancora qualcosa c’è nel “nostro menù” che va ricordato: la relazione resta il cardine del lavoro degli animatori e degli educatori. Essa è un mix di capacità di comunicare in modo efficace, di ascolto, di attenzione, di desiderio di conoscere i bambini e i ragazzi, della volontà di lavorare insieme. Ecco che allora un campo-scuola necessita anche di un pizzico di onestà, sincerità e dono per gli altri nel nome del Signore. Questo risalta ancor di più quando il campo è svolto con le altre Parrocchie dell’Unità Pastorale Missionaria: ognuno deve fare un piccolo passo indietro e al tempo stesso avere il coraggio di fare passi in avanti verso l’incontro con gli altri e la costruzione di amicizie sincere e leali. A ben vedere, poi, il “vero campo scuola” per la nostra UPM non sono solo le tre settimane vissute tra le montagne, ma sarà a partire da settembre. Qui si vedranno i frutti del lavoro svolto: se l’impegno messo nei mesi precedenti nella preparazione e sfociato nei campi è stato impiegato correttamente uscirà con certezza un “piatto speciale”. Ragazzi e animatori disponibili a ritrovarsi insieme, a incontrarsi e a camminare per la stessa strada: da loro potrà partire la convinzione di non essere più solo tre parrocchie separate e autonome, ma un gruppo che non può se non lavorare e camminare insieme.

Nasce quindi un nuovo “spirito di famiglia”: uno stile di comportamento e di scelte che favorisce un clima di fiducia che lega le persone e fa crescere la collaborazione tra di loro. A settembre allora partirà davvero l’UPM e sarà vista come l’attenzione alle potenzialità inespresse di ognuno, che vanno scoperte, accolte, sviluppate, affinché il Vangelo giunga alle periferie del mondo intero.

Alessandro Maffiolini