Mi sembra importante prendere in prestito le parole del card. Bassetti, presidente della CEI, pronunciate in apertura del Consiglio Episcopale Permanete. Il motivo è molto semplice: lavorare con questa modalità non è facile e spesso noi laici e noi sacerdoti preferiamo lavorare da soli o con il nostro piccolo gruppo. Dall’altra è pur vero che le diverse esperienze di vita comune reggono nel caso di silenzio da una delle parti: dall’inizio è importante il lavorare insieme e arrivare a conclusioni condivise che trovino la loro forza non nell’autorità di uno ma nella condivisione e nell’autorevolezza di quanti hanno compiuto la scelta. Ne va della nostra stessa fede: noi cristiani siamo sinodali, cioè siamo “compagni di viaggio, portatori di Dio, portatori del tempio, portatori di Cristo e dello Spirito”. È quindi uno stile che nasce semplicemente dalla vita donataci nel battesimo e dall’Eucaristia che ci configura al Signore Gesù. Una comunità non può se non seguire questa strada e lavorare perché questa diventi il modo di pensare normale. Una cosa positiva, inoltre, è che il “camminare insieme”, nasce dal basso. Inizia dall’ascolto, dove ognuno ha qualcosa da imparare dall’altro, nel mettersi in sintonia e nell’accoglienza reciproca. Traspare nel linguaggio e nel comportamento, nelle relazioni, nelle scelte, nel modo normale di vivere. Ha la capacità poi di creare disponibilità, vicinanza e coinvolgimento. Aiuta noi cristiani a decidere di uscire, annunciare, abitare, educare e trasformare. Uno può scegliere una proposta di strada diversa. Siamo sinceri. Se manca questo sguardo particolare, noi cristiani (sacerdoti e laici), riusciamo a dividerci su tutto, a creare contrapposizioni dure, a rendere le nostre comunità incapaci di testimoniare Gesù e di essere attraente verso le altre persone. Cari amici, decidiamo nel nostro cuore di intraprendere questa via: attuiamo una specie di “politica” dell’incontro, accettando inviti di formazione, d’incontro e di convivialità. Intrecciamo relazioni con tutti i nostri fratelli e sorelle, con tutti i gruppi di operatori pastorali delle parrocchie e delle unità Pastorali Missionarie. Smettiamo di criticarci e di sparlare gli uni degli altri: è impossibile non capire il male che facciamo agli altri e che facciamo soprattutto a noi stessi. Abbiamo bisogno di una conversione radicale che nasce dalla Misericordia del Padre per essere davvero Popolo di Dio, come pure per restare un punto di riferimento morale e sociale per il nostro Paese e le nostre città. Solo in questo modo ci aiutiamo a vivere una maggiore fraternità: “da soli non possiamo nulla, da soli non siamo nulla; la nostra forza dipende dall’unità del nostro essere e del nostro agire”. Dobbiamo assumere questa strada come metodo di vita e di governo delle nostre comunità, dal coinvolgimento di laici, uomini e donne, e dalle modalità con cui portiamo avanti corresponsabilità e processi decisionali. Questo tipo di respiro permette inoltre che tutte nostre decisioni e scelte, seguano un metodo, sostenuto da un’idea forte e da continue verifiche insieme. Solo così possiamo sentirci parte di una comunità in cammino, in cui non conta il potere o la forza di far prevalere le proprie idee, ma la comune certezza che una scelta insieme, anche se difficile o non perfetta, “rende” molto di più in termini di condivisione e unione. Iniziamo a percorrere questa strada insieme, sacerdoti, laici, uomini, donne, giovani, ragazzi… Anche la nostra città inizierà a profumare di novità e di vero amore.

don Alessandro Maffiolini