Con questa poche frasi, vorrei tanto riuscire a trasmettere a ogni lettore e a ogni battezzato la bellezza della sfida che abbiamo davanti. Raccontare il volto di Dio è veramente un’avventura: se poi vogliamo come cristiani adulti nella fede, raccontarlo ai ragazzi, agli adolescenti e ai giovani diventa una sfida molto grande. Sono convinto, infatti, che le scelte e le esperienze che si fanno a certe età rimangano nel tempo e possono far nascere in noi grandi desideri. Personalmente, ad esempio, proprio in quegli anni, grazie alla testimonianza di un sacerdote e di una suora, oltre ad una bella esperienza di Comunità, ho iniziato a riflettere sulla scelta di diventare prete. Quante volte nella nostra vita diciamo: “Ho una bella notizia da darvi” per attrarre l’attenzione delle altre persone. Caro amico, la questione non è tanto di sapere che siamo custodi e testimoni di una bella notizia: sul piano teorico chi ha fede dovrebbe conosce bene la gioia e i motivi della gioia. Le difficoltà principali s’incontrano sul piano pratico, delle scelte e della pastorale. Alcune volte molto da fare: nervosi, preoccupati, tesi, abbiamo molto da fare: ci dimentichiamo che il primo modo di essere cristiani è di “farci vedere contenti di servire il Dio della gioia che ha una buona notizia per tutti”. Questo è affascinante: vedere qualcuno contento di servire Dio e i fratelli, pieno di gioia perché crede in Gesù Cristo. Questa è la bella notizia che può fare breccia nel cuore ed è una delle poche carte vincenti per conquistare il cuore dei giovani e degli adulti lontani da Dio. È una cosa stupenda quando s’incontrano persone serene, pronte a rituffarsi nelle varie attività e capaci di far leggere in volto questa serenità. E quando essa penetra nelle persone che avviciniamo e fa nascere in loro il desiderio di vivere la stessa esperienza, allora stiamo iniziando realmente a raccontare il volto di Dio. Chiunque, allora, è capace di fare una predica eccezionale: la più “semplice da ricordare e la più chiara da capire, forse la più vera o, comunque, la più difficile da controbattere”. Tutto questo parte dalla celebrazione eucaristica: lì s’inizia a mostrare la gioia di Dio agli altri, dal nostro modo di comportarci, dai nostri atteggiamenti e dal nostro volto che “diffonde Cristo agli altri”. Solo così la messa non è noia o tempo da perdere, ma è fonte di gioia perché mi fa incontrare Gesù Risorto che mi rende partecipe della Sua stessa Risurrezione. Noi adulti siamo la prima bella notizia per i ragazzi e i giovani che la comunità ci ha affidato. “Noi siamo una pagina di Vangelo che precede tutto quanto poi sappiamo loro dire o sappiamo loro far fare”. È bello quanto proclama un salmo: “Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi, che annunzia la pace, messaggero di bene, che annunzia la salvezza”. Questo noi possiamo farlo senza paura e senza molti titoli. Sono sufficienti il battesimo e l’Eucaristia: essi ci danno il coraggio di Gesù, il suo entusiasmo, la sua coerenza e fedeltà. Rendiamo la nostra vita, un’esistenza di serenità e di gioia per tutti.

don Alessandro Maffiolini