Il suo significato

Qualcuno sostiene che forse quest’Opera di Misericordia spirituale sia un po’ fuori corso nel tempo che viviamo, quello di Internet, in cui quasi ogni forma di sapere parrebbe ‘a portata di mouse’. Non ci sono dubbi che nell’epoca di Google l’accesso alle informazioni abbia raggiunto un livello di facilità mai sperimentato prima nella storia dell’umanità (almeno di quella cosiddetta ricca e ‘connessa’), ma grazie all’intelligenza intuiamo tutti che una cosa è avere informazioni, altra è conoscere, cioè cambiare il nostro modo di vedere e interagire con il mondo. È un’esperienza che, senza una qualche forma di attrazione, passione, trasporto o mutamento, non può esistere. Normalmente l’ignorante è chi non conosce, non sa: si applica anche a chi non conosce la buona educazione o le buone maniere. S’identifica in chi parla a sproposito, a voce troppo alta, in maniera sboccata o con modi rozzi. Ignorante è anche chi giudica in base a cose che non sa o approfitta dell’ingenuità altrui. Paradossalmente possiamo dire che chi si ‘mette in cattedra’ con autorità e non si guadagna l’autorevolezza è un ignorante. Perciò l’ignorante è la persona che non conosce, che non ha ancora visto, che non ha visto qualcosa.

E la parola ‘insegnare’ significa lasciare il segno: la particella ‘in’ indica che insegnare vuol dire lasciare un segno dentro. Il Nuovo Testamento, infatti, presenta Gesù stesso come maestro. Spesso non è specificato l’oggetto dell’insegnamento di Gesù, a testimoniare la rottura con un insegnamento a volte divenuto troppo specialistico e intellettuale. L’attività di Gesù, che si rivolge a dotti e ignoranti, coinvolge la Sua persona, assumendo un aspetto testimoniale e carismatico. Gesù insegna con le parole, con i gesti, con il Suo modo di vivere, con la Sua persona. Lui è rivelazione di Dio, Lui insegna a vivere in questo mondo. Un primo aspetto di quest’Opera di Misericordia riguarda l’analfabetismo, l’obbligo scolastico, il lavoro sfruttato o minorile… tutte realtà che condannano molte persone a un’esistenza senza speranza. Educare significa “portare alla luce” le potenzialità della vita personale, le dimensioni dello sviluppo (affettiva, sociale, intellettuale, etica, fisica) che caratterizzano tutte le età e i diversi ambienti di vita. Solo in questo modo si possono evitare forme di discriminazione e di emarginazione. L’educazione può, quindi, coinvolgere diverse dimensioni: il tempo libero, l’insegnamento, il gioco, la relazione, la sperimentazione e l’apertura alle diversità culturali e ambientali, un progetto educativo.

Infine va rilevata l’esistenza di un aspetto legato all’ignoranza religiosa, al non riconoscimento delle verità della fede, che rende i cristiani incapaci di comunicare le ragioni del proprio credo e della loro speranza all’uomo d’oggi. L’Opera di Misericordia spirituale che richiama il dramma dell’ignoranza nelle cose riguardanti la fede, purtroppo, tocca una forte percentuale delle persone del nostro tempo. Tutti, anche i non cristiani, sono chiamati a vincere l’ignoranza e ad aiutare le persone.

Gesti concreti

Non ritenersi mai superiore agli altri.

Avere la capacità di aprire gli occhi a chi non ha visto qualcosa. Dire: “Guarda. Ecco qualcosa di interessante. Qui c’è qualcosa che ti riguarda, che è importante per te”.

Insegnare è una scuola dello sguardo della persona verso le cose e gli altri.

L’insegnamento avviene anche tramite le parole che non trasmettono soltanto il sapere in una determinata materia ma toccano l’essere umano, il suo cuore. Aprono una porta.

Diventare tutti educatori è compiere quest’Opera di Misericordia, in particolare ponendoci come mediatori di testimonianza e di autenticità della fede.

È dunque mediante il nostro vissuto che riusciamo a penetrare e incidere: Gesù si commosse di fronte alle folle “perché erano come pecore senza pastore e allora si mise a insegnare loro molte cose” facendo Opera di Misericordia.

Sentire costantemente la necessità e la gioia di affidarci all’unico vero pastore e maestro: Gesù Cristo.

Impegnarci costantemente a prenderci cura della nostra formazione intellettuale e soprattutto spirituale (Sacramenti, Parola di Dio, corsi di formazione, catechesi).

Renderci disponibili all’annuncio, aiutando i catechisti e gli animatori parrocchiali.

Stupire le persone perché le parole esprimono chiaramente la vita, il cuore, i pensieri: non c’è separazione tra queste cose e così mostriamo di essere autorevoli come nessun altro.

Insegnare ci chiede sempre di essere anzitutto “testimoni” concreti dei valori, del senso della vita, delle cose importanti dell’esistenza di cui sappiamo parlare.

Insegnare alle persone a fare al meglio il proprio compito, anzi trovare proposte di come viverlo in una misura non immaginata.

A cura di Alessandro Maffiolini