Comprendere la differenza tra un credente e un non credente, non è operazione facile da mettere in atto. Può addirittura scappare alla nostra conoscenza umana: solo Dio conosce realmente il cuore dell’uomo e può scrutarlo fino in fondo. Proprio Dio ci ha donato uno strumento formidabile per questo compito: il Vangelo e la fedeltà alla Parola proclamata; poi ci ha messo accanto i santi di ogni epoca e verso i quali una comunità cristiana si sente più devota e vicina. I Santi Patroni illuminano questo mistero, se abbiamo in noi in noi il desiderio di entrare in dialogo con essi e con la loro vita. Innanzitutto essi non hanno mai pensato di essere sufficienti a se stessi, di avere tutte le risposte, di essere superiori agli altri: si sono fidati di Dio e si sono sempre lasciati sorprendere dalla sua Parola e dalle sue opere. Come Gesù hanno sempre avuto un’immensa gratitudine verso Dio che era accanto a loro ogni giorno e sono stati aperti alla sua grazie. Questa li ha riempiti della luce di Dio e li ha guidati ad avere fede in lui e nel suo amore. “Per credere bisogna avvertire il bisogno di amore e di salvezza, e riconoscere e accogliere che Gesù rivela proprio questo, che Dio mi ama, mi ha a cuore, si prende cura di me”. Al contrario, infatti, “chi cerca solo in sé e nelle proprie abilità la sicurezza, rimane sempre preda della paura e dell’angoscia che la sicurezza raggiunta non sia mai abbastanza sicura”. Il periodo di pandemia che stiamo vivendo, ha sollevato diverse questioni di fede. Abbiamo compreso, come già fecero secoli fa i martiri, che non siamo onnipotenti e non possiamo continuare a fare tutto quel che si vuole e anche di più. Oggi si parla di disfatta sanitaria ed economica: dovremmo poi aggiungere una possibile perdita sociale e comunitaria. Diverse volte siamo così ossessionati dai festeggiamenti per far vedere che stiamo realizzando qualcosa (e prenderne i relativi meriti e applausi), da dimenticare ciò che è essenziale nel festeggiare i santi martiri. I Patroni non hanno giovamento dagli applausi e dai concerti e da altro se queste cose non sono abitate da riconoscenza, da umiltà e dal desiderio di accoglienza di Cristo nella nostra vita per permettergli di convertirci e di essere cristiani coerenti e veri. Dopo ogni festa “patronale” dovrebbero vedersi con chiarezza cambiamenti evangelici nei vari gruppi e nella comunità. Dalla festa annuale dovrebbe nascere la volontà di imitare i santi, partendo non dalle opere straordinarie, ma dalla fede che li ha abitati e guidati nel quotidiano. È necessario inoltre ricordare: “Tutto ciò che di grande hanno potuto compiere non è opera loro, ma frutto della fede che li ha legati a Dio e a Gesù, una fede che ha suscitato il desiderio, la volontà e comunicato la forza di agire nel suo nome e di fare quanto il Signore dava loro di fare”. I santi e noi cristiani sul loro esempio siamo chiamati a seguire Gesù “il quale ha detto e fatto tutto ciò che il Padre gli ha comandato, vivendo per il resto incondizionatamente abbandonato all’amore e alla volontà di Dio”. Speriamo che le feste di questo anno 2020, feste in periodo di covid, possano realizzare gli inviti che i Santi Patroni ci hanno indicato. Creiamo quindi una comunità innanzitutto unita, capace di non spettegolare e pronta ad essere luogo accogliente di amore, misericordia, umiltà e gioia vera. Buone feste e buon cammino.

don Alessandro Maffiolini