Tra pochi giorni inizia il cosiddetto “mese missionario”, in cui nelle Parrocchie e nelle Diocesi si prega per le missioni e si recita più diffusamente il Rosario per invocare l’intercessione di Maria, regina delle missioni. Il Papa, nel suo messaggio, invita ogni essere umano a portare senza paura Gesù nel mondo intero. Questo non significa diffondere un’ideologia religiosa o proporre un’etica particolare. Infatti “all’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva”. Una persona è quanto occorre far incontrare ai ragazzi, ai giovani, agli adulti, agli anziani: solo questo permetterà di “superare le chiusure, i conflitti, il razzismo, il tribalismo, promuovendo dovunque e tra tutti la riconciliazione, la fraternità e la condivisione”. È chiaro che attraverso l’opera della Comunità cristiana è Gesù stesso che continua a evangelizzare e agire quotidianamente. Anzi, diventa quasi nostro contemporaneo e permette a chi lo accoglie di sperimentare “la forza trasformatrice del suo Spirito di Risorto che feconda l’umano e il Creato come fa la pioggia con la terra”.

In questo mese siamo chiamati, allora, a riscoprire che ogni persona ha essenzialmente necessità del Vangelo, cioè di incontrare Gesù che ci chiede di iniziare a seguirlo su un cammino che dura tutta la vita. A noi la scelta di giocare o no nella Sua squadra. Occorre allenarsi molto: i risultati possono essere sorprendenti. “Ci offre la possibilità di una vita feconda e felice e ci offre anche un futuro con Lui che non avrà fine, la vita eterna”. Anche gli allenamenti sono semplici: preghiera quotidiana, sacramenti, amore fraterno, perdono, accoglienza e solidarietà. Sono tutte realtà che aprono, a poco a poco, la nostra vita alla capacità di annunciare concretamente Gesù; certo è una vera e propria avventura, ma in essa non siamo mai soli. Lo Spirito Santo ci accompagna sempre, ci sostiene e suscita continuamente nuovi modi per essere missionari. Allora mettiamoci in gioco e osiamo essere annunciatori: è un appello pressante che incoraggia il nostro cammino di fede, la nostra libertà e la nostra fantasia cristiana. Rimane una certezza: non è una proposta facile. Oggi il mondo ascolta più volentieri altre voci, cammina su strade differenti rispetto a quelle di Gesù, preferisce un concetto di libertà sciolto da ogni vincolo e legato unicamente ai propri desideri e sentimenti. Inoltre proclamare Cristo può “costare” qualcosa ai suoi annunciatori; in certi casi anche molto caro. Parafrasando un’espressione usata dai primi cristiani, abbiamo la possibilità di affermare che “Senza Cristo non possiamo vivere”: la testimonianza e l’annunzio del Vangelo sono realmente l’atto costitutivo del nostro quotidiano. Da qui deriva la gioia del missionario, la gioia che ogni cristiano vive nell’incontro con Gesù e nella possibilità di costruire un mondo migliore e più umano, in cui le persone valgono perché persone in quanto tali e non per il loro reddito o capacità produttiva.

Alla fine del mese di ottobre, speriamo che ogni cristiano e ogni trecatese riscopra la bellezza di proseguire la missione del buon Samaritano, “curando le ferite sanguinanti dell’umanità” e continuando a cercare chi è smarrito per sentieri e vie differenti. “E grazie a Dio non mancano esperienze significative che testimoniano la forza trasformatrice del Vangelo”.

Alessandro Maffiolini