I vari Pontefici hanno sempre ricordato ai cristiani che l’impegno di predicare il Vangelo coinvolge tutta l’attività di una Comunità e della Chiesa intera. Ogni sua parte non può se non sentirsi interpellata a svolgere questo compito nel miglior modo possibile, ricercando sempre più strade, nuove e diverse, ricordando che l’amore e l’unità sono luoghi di testimonianza coerente e immediata. È un impegno fondamentale e irrinunciabile per ogni battezzato: non viverlo significherebbe abbandonare le strade del Vangelo e della felicità per incamminarsi sulle vie dell’egoismo e della chiusura. In questo mese missionario siamo chiamati ad “ascoltare la vita, nostra e quella del mondo attorno a noi, lasciando che la fede ci interroghi, per scoprire se il nostro agire personale e comunitario ha potuto annunciare al mondo che in noi opera lo Spirito di Cristo”. Se ciò non si realizza è perché abbiamo scelto liberamente di allontanarci e separarci dal Padre e dai fratelli, in un cammino che impedisce di avere gioia e salvezza.

Non possiamo, cari amici, tacere Gesù Cristo, anche quando Egli diventa scomodo, poco attraente e non ci permette di acquisire diritti o privilegi davanti alla mentalità del mondo e ai “potenti” di oggi. Questa missione deve essere alimentata per poter crescere continuamente: ecco la necessità dello Spirito Santo e di quei segni efficaci della Grazia di Dio che sono i Sacramenti. Senza questi due concimi non è possibile portare frutto e crescere come autentici uomini e cristiani. Per mezzo del Battesimo siamo chiamati a farci missionari nella certezza che “Gesù cammina con noi, parla con noi, respira con noi, lavora con noi”. Solo così percepiamo e facciamo toccare con mano al mondo la Sua vicinanza nella nostra attività missionaria. Questa realtà dona a ogni battezzato la possibilità di scoprire e mettere a disposizione di tutti la propria dignità, i propri talenti e carismi per comprendere bene che Dio non vuole salvare il mondo senza di noi e ci chiede di diventare Suoi discepoli fedeli. Molto rimane ancora da fare e da annunciare, tanti sono ancora i luoghi in cui il Vangelo non è arrivato e non sta portando frutto; diverse sono le zone della terra in cui si agisce e si sceglie come se Gesù non fosse mai esistito. Innumerevoli persone ancora vivono senza Dio e con una libertà sciolta da ogni vincolo e dipendente solo dai propri sentimenti. Nonostante ciò, il Padre è con noi, ci illumina e ci sostiene.

Ogni battezzato è un evangelizzatore, indipendentemente dal proprio ruolo e dalla propria preparazione: è protagonista della nuova evangelizzazione. “Dov’è il campo in cui seminare e annunciare?”. La risposta è molto semplice. Il campo è l’umanità intera, è la sua storia. È “l’intrecciarsi della vita degli uomini, delle loro culture, degli eventi naturali, di tutta la creazione. È quell’insieme di vicende, fatti, scelte dove emergono le speranze, le paure, le gioie dell’uomo”. È un terreno molto ampio e disteso: ecco perché la chiamata missionaria è rivolta a ogni battezzato. Dio ha bisogno di ogni Suo figlio perché il buon seme raggiunga ogni parte della terra e produca frutto: questo permette di avere un futuro migliore e un amore vicendevole. È bello terminare con una frase dell’Evangelii gaudium: “Ogni cristiano è missionario nella misura in cui si è incontrato con l’amore di Dio in Cristo Gesù; non diciamo più che siamo discepoli e missionari, ma che siamo sempre discepoli-missionari”.

Buona missione a tutti.

Alessandro Maffiolini