Una realtà seria

Parlare di Indulgenza sembra un qualcosa di vecchio, non più attuale e può far storcere il naso a quanti danno alla Chiesa, senza pensarci molto, della ‘retrograda’. Certamente alla fine del 1400 e all’inizio del 1500 ci furono predicatori che commisero abusi, in modo particolare in Germania, dove era diventato brusco il confronto tra i predicatori dell’Indulgenza papale (che puntavano a favorire la ricostruzione della Basilica di San Pietro) e i principi locali (che avevano accumulato nei propri castelli molte reliquie con lo stesso scopo): molti sudditi andavano perciò in pellegrinaggio a Roma per ottenere le indulgenze e lasciavano nella Città Santa i propri risparmi. L’indulgenza quindi era spesso ridotta a semplice scambio di denaro con cui si avevano sconti negli anni di Purgatorio da vivere dopo la morte: vescovi, conventi, abbazie le promettevano in abbondanza in cambio di denaro. La loro origine però può aiutarci a recuperarne il senso autentico.

Con esse la Chiesa cercava di alleviare le dure penitenze richieste ai peccatori; l’assoluzione, infatti, non seguiva subito dopo la confessione, ma arrivava alla conclusione di un lungo e pesante cammino penitenziale che poteva durare tutta la vita. Concedendo abbreviazioni e commutazioni, la Chiesa interveniva sulle modalità della penitenza stessa per cercare di aiutare e sostenere i penitenti, dato che al loro stato corrispondevano gravi restrizioni sia nella vita individuale sia in quella sociale. L’ingresso nella penitenza era sconsigliato ai giovani e permesso agli anziani. L’indulgenza diventava anche l’espressione di una solidarietà che nella Chiesa scaturisce dalla comunione dei santi e accompagna tutto il cammino del cristiano: era un modo per aiutare il peccatore già perdonato a proseguire nella via della guarigione e fargli percepire la vicinanza della comunità. Alla fine possiamo affermare che l’indulgenza non è un espediente per evitare la necessaria penitenza, ma un aiuto per portarla a termine.

Giovanni Paolo II affermava che le indulgenze non sono uno sconto al cammino di conversione, ma “un aiuto per un impegno più pronto e generoso”. Proprio per questo siamo davanti ad un discorso serio: respingerlo significa eliminare il principio dell’Incarnazione che richiama alla solidarietà tra Cristo e l’umanità e il desiderio di Dio di donare una misericordia senza limiti agli uomini.

IL SUO SIGNIFICATO

Facciamo riferimento al Catechismo della Chiesa Cattolica. Normalmente è la remissione davanti a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, che il fedele, a determinate condizioni, riceve per intervento della Chiesa, la quale, come ministra della redenzione, dispensa e applica il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei Santi. L’indulgenza è parziale o plenaria a seconda del fatto che liberi in parte o in tutto dalla pena temporale dovuta ai peccati. Può essere applicata anche ai defunti. Per comprendere questa pratica bisogna tener presente che il peccato ha una duplice conseguenza. La prima ci priva della comunione con Dio e ci rende incapaci di raggiungere la vita eterna (tale privazione è detta “pena eterna” del peccato); d’altra parte ogni peccato provoca un attaccamento sbagliato alle creature, che necessita di purificazione nella vita presente o nel Purgatorio. In questo modo ci si libera dalla “pena temporale” del peccato. Inoltre, il cristiano che si sforza di purificarsi dal peccato non si trova solo, perché la vita dei figli di Dio è unita in Cristo alla vita di tutti gli altri fratelli.

In questa comunione nasce uno scambio, in cui la santità di uno porta giovamento agli altri. Il ricorso alla comunione dei santi permette al peccatore pentito di essere in più breve tempo e più efficacemente purificato dalle pene del peccato. Questi beni spirituali sono anche chiamati il tesoro della Chiesa, che va considerato come l’infinito e inesauribile valore che “le espiazioni e i meriti di Cristo hanno presso il Padre” e sono offerti a tutta l’umanità. Di questo tesoro fanno parte anche le preghiere e le buone opere di Maria e di tutti i santi, i quali, seguendo l’esempio di Cristo hanno santificato la propria vita e portato a conclusione la missione affidata loro dal Padre. In questo modo diventano cooperatori alla salvezza dei propri fratelli.

Infine l’indulgenza si ottiene mediante la Chiesa: Essa in forza del potere di legare e di sciogliere concessole da Gesù Cristo, interviene a favore di un cristiano e gli apre “il tesoro dei meriti di Cristo e dei santi perché ottenga dal Padre delle misericordie la remissione delle pene temporali dovute per i suoi peccati”. La Chiesa, infine, non vuole solo venire in aiuto al battezzato, ma desidera anche spingerlo a compiere opere di pietà, di penitenza e di carità.

A cura di Alessandro Maffiolini