La Misericordia del Padre – Una volta era meglio?

Nei primi secoli della Chiesa, i cristiani che cadevano in peccati lievi non erano obbligati ad accostarsi al sacramento della Riconciliazione: erano sufficienti preghiere, opere di carità e penitenze per essere perdonati. Solo davanti a peccati particolarmente gravi, quali l’omicidio, l’abbandono della fede o l’adulterio, si poteva ricorrere alla confessione. Il problema nasceva dalla non ripetibilità di questo sacramento: si poteva riceverlo una volta sola nella vita. Era considerato come una “seconda tavola di salvezza” offerta dopo il Battesimo. Questo è unico: allo stesso modo unico era il poter ricevere il perdono; poi non esisteva più possibilità. La comunità è sempre comunque colei che accompagna il penitente fin dagli inizi. L’entrata nella penitenza è un atto pubblico, che si svolge davanti ai cristiani radunati attorno al Vescovo: non è una confessione aperta, ma il riconoscere la propria colpevolezza per cambiare vita.

All’inizio della Quaresima si è accolti tra i cosiddetti penitenti: in modo simbolico essi sono espulsi dalla chiesa col divieto di accostarsi all’Eucaristia. Si può assistere alla Messa, stando in disparte. È un modo per aiutare a comprendere le conseguenze dei peccati commessi e permettere alla persona di cambiare vita e di salvarsi. Il penitente si sottopone a opere penitenziali private e pubbliche: digiuni, preghiere, pianti, dormire su un giaciglio, chiedere l’aiuto ai santi e ai fratelli, ricevere l’imposizione delle mani dei sacerdoti, trasportare i defunti in chiesa e dar loro sepoltura.

Si arriva al punto di introdurre “interdetti” penitenziali che ‘pesano’ nel periodo di penitenza e spesso proseguono per tutta la vita anche dopo il perdono. Si ha il divieto di esercitare cariche pubbliche, attività commerciali, il servizio militare; se si è sposati occorre vivere in castità, i vedovi non possono risposarsi. Solo al termine di tutto questo, si arriva al giorno della riconciliazione, in cui il Vescovo, durante un rito solenne, impone le mani sui penitenti, che sono finalmente riconciliati e possono riprendere parte alla mensa eucaristica. Il sacramento della penitenza diventa in pratica insostenibile, perché chi non regge, abbandona il proprio stato penitenziale ed è considerato un escluso per sempre dalla comunità: è scomunicato. In diverse zone si sconsiglia ai giovani d’intraprendere questo cammino, molte persone non lo iniziano nemmeno. Esclusi dal sacramento sono anche chierici e religiosi.

Diversi sacerdoti, colpevoli di peccati gravi, sono deposti dal loro ministero, così anche i Vescovi. Se il cristiano già riconciliato una volta ricadeva nel peccato, si poteva ammettere di nuovo fra i penitenti, si pregava per lui, ma mai gli si concedeva l’assoluzione ufficiale una seconda volta; se era sembrato alla comunità veramente pentito per un certo periodo, poteva ricevere l’Eucaristica nel momento della morte, senza previa assoluzione. Il peccato mortale, specialmente dopo il Battesimo ricevuto da adulti, era considerato come un male serio e profondo e che, per questo, richiedeva uno sforzo doloroso e prolungato di conversione.

Alcune ‘tariffe’ concrete

DI SEGUITO ALCUNE DELLE PENE PREVISTE UN TEMPO DAI LIBRI TARIFFARI…

Se qualcuno ha peccato col pensiero, cioè ha desiderato uccidere, fornicare, rubare, mangiare di nascosto, ubriacarsi, percuotere qualcuno, andarsene o compiere altre azioni simili, ed era pronto nel suo cuore di tradurle in atto, faccia penitenza a pane e acqua per sei mesi per le più gravi e quaranta giorni per le meno gravi.

Se qualcuno si è lasciato trascinare a commettere certi atti, come l’omicidio o la sodomia: faccia penitenza 10 anni. Se un monaco si sarà allontanato e avrà infranto i voti monastici, se è ritornato presto pentito, faccia penitenza per tre periodi di 40 giorni; se dopo anni, per tre anni.

Se qualcuno ha spergiurato faccia penitenza 7 anni.

Chi calunnia o ascolta volentieri i calunniatori, faccia tre digiuni prolungati; se si tratta del superiore, faccia penitenza una settimana

Il chiacchierone sia condannato a tacere, l’iracondo a mostrarsi mite, il goloso a digiunare, il dormiglione a vegliare, il superbo alla cella di rigore, il falso al biasimo generale. Ciascuno sia punito secondo quello che si merita, affinché diventi giusto e viva nella giustizia.

Se qualcuno presume di potersi lavare in un bagno con delle donne faccia penitenza per un anno e, dopo aver promesso un ravvedimento, non pecchi più.

Colui che, per odio o per lussuria, fa ubriacare qualcun altro per confonderlo o irriderlo, faccia penitenza per 15 giorni.

Se uno avrà rubato faccia penitenza per sette anni.

L’omicida digiunerà per tre anni a pane e acqua, senza portare armi e vivrà in esilio. Dopo questi tre anni ritornerà in patria e si metterà al servizio dei parenti della vittima, sostituendo colui che ha ucciso. Così potrà essere riammesso alla comunione, secondo il giudizio del suo confessore.

A cura di Alessandro Maffiolini