Caro lettore, cara lettrice, nel Protocollo sottoscritto dal Presidente della Cei, dal Presidente del Consiglio e dal Ministro degli Interni risuona un “Dovremmo farcela a riprendere”. Certamente s’intende una ripresa generale dell’Italia: ai battezzati interessa inoltre la ripresa delle messe con la partecipazione dell’assemblea liturgica. È un motivo di gioia vera, misurata però da paure e timori. Occorre certamente tenere unite “le esigenze di tutela della salute pubblica con indicazioni accessibili e fruibili da ogni comunità ecclesiale”. Il protocollo declina quindi alcune parole d’ordine inevitabili come distanziamento, protezione, scaglionamento, controllo. Percepiamo tutti il grande rischio che queste misure necessarie, penalizzino il senso dell’Eucaristia. Facciamo comunque questi passi con pazienza e umiltà. Diversi sono gli atteggiamenti che si possono giustificare: è un’imprudenza; dobbiamo tornare alla vita di prima, alla frequenza abituale. Bene ha detto mons. Delpini: “Sono atteggiamenti che hanno tutti e due buone ragioni. Ma la mia buona ragione invece è quella di chi dice: Io non sono né un virologo, né un incaricato della salute pubblica, e quindi devo prendere con attenzione quello che le autorità competenti mi dicono”. Abbiamo ripreso le celebrazioni con il popolo in un giorno feriale. Questo significa avere alcuni giorni per rodare bene la macchina dei volontari e capire le attenzioni da mettere in pratica. Dall’altra assume la necessità di riprendere una certa normalità della vita e di avere a disposizione un periodo di “riabilitazione” da affrontare con determinazione e una buona dose di gradualità e prudenza. Fare le cose troppo in fretta, si rischia di ricadere in un baratro profondo da cui sarà difficile rialzarsi. Solo con la pazienza nella ripresa delle attività, possiamo uscire tutti da questa crisi e radicarci nella Misericordia e nell’Amore di Dio. Solo questo ci rende più umani, “nella convinzione che l’ultima parola della vita non è né la sofferenza, né il dolore, né la morte, ma l’amore, la bontà e la Resurrezione”. Iniziamo a fare qualche passo. Con l’aiuto di Dio, un giorno correremo, ne siamo certi, anche meglio di prima.

don Alessandro Maffiolini