Il Concilio Vaticano II, dopo aver esposto la dottrina sulla realtà storico-salvifica del Popolo di Dio, ha voluto completarla con l’illustrazione del ruolo di Maria nell’opera della salvezza. Il capitolo VIII della “Lumen gentium” ha lo scopo di mettere in luce il contributo che la figura di Maria offre alla comprensione del mistero della Chiesa. Luca, negli Atti degli Apostoli, ricorda: “Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera insieme con alcune donne e con Maria, la Madre di Gesù, e con i fratelli di lui”. È evidenziata la figura di Maria, che diventa un volto della Chiesa differente e complementare rispetto a quello degli Apostoli: è una presenza posta in relazione intima con la perseveranza della comunità nella preghiera e con la concordia. “Più propensi all’attività esterna, gli uomini hanno bisogno dell’aiuto delle donne per essere riportati alle relazioni personali e per progredire verso l’unione dei cuori”. Ecco il compito di Maria, ecco il compito della Madre. Inoltre Maria e le altre donne, come ricordava Giovanni Paolo II, sembrano indicare una presenza particolare: le donne, anche se non hanno ricevuto la stessa missione degli apostoli, sono ugualmente membri, a pieno titolo, della comunità radunata nella fede in Cristo. Nella prima comunità, infatti, il ruolo di Maria ha una notevole rilevanza. La Madre di Gesù è presente personalmente agli inizi dell’opera avviata dal Figlio. Addirittura Luca, indicando Maria come Madre di Gesù sembra indicare a tutti chiaramente che “qualcosa della presenza del Figlio asceso al cielo rimane nella presenza della madre. Ella ricorda ai discepoli il volto di Gesù ed è, con la sua presenza in mezzo alla Comunità, il segno della fedeltà della Chiesa a Cristo Signore”. Maria non potrà ormai se non seguire da vicino la vita della Chiesa degli inizi e indicare le meraviglie che Dio ha operato in lei. Maria, come ogni Madre, aiuta i suoi figli, favorisce l’intesa tra loro e li aiuta a diventare una vera famiglia, sempre in costante comunione con Cristo. “Ella si rende così educatrice del popolo cristiano alla preghiera, all’incontro con Dio, elemento centrale e indispensabile perché l’opera dei Pastori e dei fedeli abbia sempre nel Signore il suo inizio e la sua motivazione profonda”. Maria apre a una presenza femminile tutta nuova nella Chiesa: certo, sono più di cinquant’anni che se ne parla apertamente e si cerca con difficoltà e problemi di rendere pratica questa idea. La Parola di Dio ancora una volta è più avanti di certi ambienti della Chiesa e richiede di essere vissuta senza troppi indugi. Sarebbe sempre più auspicabile anche per aprire un’educazione più attraente e affascinante: la richiesta di una madre arriva più facilmente al cuore della persona. Le donne hanno sempre avuto una grande importanza nella trasmissione della fede e nel prestare servizi di ogni genere nella vita della Chiesa: oggi devono sempre più riconosciute come cooperatrici della missione della Chiesa nella famiglia, nella professione e nella comunità civile. La missione della donna non può essere ridotta a qualche nuova attività esteriore: sarebbe un abdicare al proprio ruolo specifico e un seguire il cammino modellato sul maschile. Non è un mostrare di essere più capaci e migliori, finendo per comportarsi con una mentalità femminista e molto simile al maschilismo. Occorre fare scelte per permettere alle donne di rimanere fedeli al proprio essere donne e richiamare alla Chiesa il mistero di Dio e del dono di se. È l’inizio di un cammino: con Maria, la Madre, sarà anche possibile.

don Alessandro Maffiolini