Il Dio in cui crediamo noi cristiani ha una particolarità: è uno ed è anche trino. È una realtà particolare che ci comunica un qualcosa di grande: in Dio regna un clima di unione, comunione, condivisione e fedeltà senza la perdita della propria identità. È la comunità migliore. Gesù è uno col Padre e condivide quanto è suo con lo Spirito Santo. Costui, a sua volta, comunica e rende attuale alla comunità cristiana ciò che ha ascoltato e ricevuto. È certamente un mistero indecifrabile e che faccio fatica a comprendere. Lascia però un ampio respiro di libertà e concretezza. Non posso negare la mia nostalgia per questo stile di vita; nostalgia forse di qualcosa che ho perduto o che sto perdendo ogni giorno, nella misura in cui cerco altri progetti e rischio di abbandonare l’ascolto e la disponibilità. Ora che il coronavirus sembra, almeno in Europa, rallentare il potere mortale, riappare chiaro che pochi hanno tempo per gli altri. Noi preghiamo un solo Dio in tre persone: “Dio non è in se stesso solitudine ma comunione, l’oceano della sua essenza vibra di un infinito movimento d’amore, reciprocità, scambio, incontro, famiglia, festa”. Viene in mente il brano della Genesi in cui Dio dichiara di voler creare l’uomo a sua immagine e somiglianza: l’immagine chiaramente di cui parla è di tutte le tre persone divine insieme. Quanta gioia sarebbe riscoprire questa realtà e soprattutto viverla nel nostro quotidiano e renderla concreta nelle nostre scelte. È vero che spesso siamo noi cristiani, noi adulti, noi sacerdoti, noi frati, noi suore, noi figli di Dio a deturpare, senza paura questa immagine e a vivere come se nulla fosse accaduto e addirittura non fosse una scelta nostra. Quanta sofferenza produciamo e sosteniamo con i nostri sottorifugi. Alcune volte, con tante scuse, facciamo in modo che la rivelazione di “Dio è amore” non giunga a quanti incontriamo: piuttosto dimostriamo che i cristiani non sono capaci di amare come Cristo ha fatto. Noi siamo fatti per la comunione e non per la divisione e la discordia. Questo ci dovrebbe guidare nelle scelte che compiamo nella nostra vita. La santità è alla portata di ogni figlio di Dio. “Sono i santi che non si predicano a se stessi, ma che attingono la loro testimonianza dall’Amore stesso di Dio”. Essere in comunione significa, inoltre, non invidiare, non competere tra noi, non dare peso all’esteriorità o agli applausi della gente. È immergersi nel mondo per diffondere l’amore di Dio e il profumo della comunione e dell’accoglienza. La nostra comunità è chiamata a rigettare l’idea che il più forte e chi ha il potere, domina su di essa e decide ogni cosa. “Lo Spirito, infatti, è quella potenza interiore che armonizza il cuore dei credenti col cuore di Cristo e li muove ad amare i fratelli come li ha amati lui”. Lo Spirito ci inserisce nel ritmo stesso della vita divina, che è vita di amore, facendoci personalmente partecipi dei rapporti tra il Padre e il Figlio. “Trinità Santa, donaci un briciolo del tuo amore, sufficiente per scalfire le pietre delle divisioni; donaci la tua condivisione per rompere l’egoismo del denaro e del potere; donaci l’unità che sa accogliere e valorizzare le differenze e soprattutto aiutaci a spalancare la piccola finestrella del nostro cuore. Riempici del tuo Spirito di discernimento per saper abbandonare certe incrostazioni religiose e comode, per scoprire e sorridere alla fede incarnata, ansiosa di liberare la persona umana da ogni condizionamento che la mortifica”. Illuminaci, soccorrici, indicaci la strada per essere testimoni credibili della tua unità e del tuo infinito amore.

don Alessandro Maffiolini