Il Vangelo di Luca è molto attento al tema della povertà e della ricchezza. Quando si pensa alle “beatitudini”, immediatamente si va con la mente al Vangelo di Matteo, un testo che definisce situazioni precise. Il Vangelo di Luca è, invece, meno preciso, più sfuggente e per questo probabilmente più aperto e capace di richiamare situazioni differenti e più ampie. Noi oggi abbiamo difficoltà ad ascoltarle e comprenderle bene perché appartenenti a un linguaggio biblico che cerca nella fede il senso dell’esistenza. Inoltre denotano chiaramente uno stato di gioia, di soddisfazione, di felicità, al contempo esse indicano una determinata condotta da seguire per raggiungere quella condizione. Dall’altra gli ascoltatori, anche noi oggi, sono stimolati ad accendersi di desiderio per una situazione desiderabile, godibile, invidiabile.

Le Beatitudini sono anche programma per chi si pone alla sequela di Gesù. Programma inatteso, controcorrente, che provoca e richiama a un reale cambiamento di vita, che srotola nove sentieri che lasciano senza fiato: felici i poveri, gli ostinati a proporre sentieri di giustizia, i costruttori di pace, quelli che hanno il cuore dolce e occhi bambini, i non violenti, quelli che sono coraggiosi perché inermi. Sono loro la sola forza invincibile. Capiamoci bene: la felicità prospettata dalle Beatitudini non è solo quella futura, quella dell’al di là. Gesù non dice che i poveri, i miti, gli afflitti “saranno” beati; dice che “sono” beati, lo sono già ora.

Riempiti da questa gioia pasquale “la povertà si trasforma in ricchezza; le lacrime possono diventare gioia; la purezza del cuore diventa trasparenza di Dio; la mitezza conquista più della violenza; la misericordia penetra e convince più che la severità; la pace ha la meglio sulla guerra; l’amore scavalca l’odio e lo distrugge”. Con questa logica che accompagna il cristiano ogni giorno nelle sue scelte e decisioni, si traccia un cammino nuovo. Affermiamo senza timore e con chiarezza che il mondo non è e non sarà, né oggi né domani, sotto la legge del più ricco e del più forte.

È un cambiamento radicale che deve arrivare al cuore di ogni essere umano. La Parola di Dio ha tutta la dolcezza e la capacità di confortarci, ma il Vangelo è anche fuoco, il Vangelo è audacia, è la forza di Dio. “Il Vangelo, allora, non è contro l’uomo, anzi: ne mette in luce la parte migliore, ne esalta le aspirazioni e lo spinge ad una crescita reale e operosa per il miglioramento della sua stessa condizione terrestre”. Ricordiamoci sempre, anche contro la mentalità di oggi: il Vangelo non rende tristi e non toglie le speranze di migliorare nella vita. Tutt’altro: esso non solo non spegne la felicità, ma la proclama, la esalta, la amplifica. Un autore spirituale afferma: “Le lacrime non sono estranee a nessuno: il dolore accompagna la vita di ogni uomo. Così ogni uomo può conoscere oggi la beatitudine e la speranza della consolazione che scenderà sul suo cuore tribolato come una carezza della mano di Dio”.

Il piangere e la sofferenza rendono misericordiosi i figli di Dio; li rendono più simili a Dio e capaci di amore vero e ampio. L’essere umano è creato per la felicità. Chi segue il Vangelo è felice già ora e per sempre. Egli è il “portatore di Dio” agli altri. Speriamo che la nostra comunità e ognuno abbia il coraggio di dire di sì a Dio e nella felicità e gioia diventi costruttore di un mondo nuovo dove abita la giustizia e la fraternità. Solo così avremo gioia e pienezza di vita.

don Alessandro Maffiolini