Continuare a parlare di missione può sembrare a molti un qualcosa di esagerato e di poco attuale. O addirittura può sembrare una realtà per pochi eletti. Ricordiamo che Gesù nei vangeli sceglie di essere diverso dai maestri del suo tempo. Non desidera un luogo fisico in cui insegnare. Va in giro a predicare e insegna dappertutto: nelle sinagoghe, per le strade, nelle case. È sempre in giro e annuncia un Padre buono e sempre pronto a perdonare e camminare insieme. E Gesù “indirizza la Buona Novella a tutti, senza escludere nessuno”; anzi, senza dubbi, preferisce “i più lontani, i sofferenti, gli ammalati, gli scartati della società”; l’annuncio di Gesù Cristo “si rivolge in modo preferenziale agli emarginati, ai prigionieri, agli oppressi”, persone che a quel tempo probabilmente erano considerati meno di niente e neanche al centro della comunità civile e religiosa. Annunciare il vangelo con la parola e con la vita è lo scopo principale della comunità cristiana e di ogni suo membro. La missione della Chiesa e di ogni singolo battezzato è la stessa: come afferma il Santo Padre, essere cristiani ed essere missionari è la stessa cosa. Proprio per questo ogni cristiano è chiamato ad avvicinare le persone, avere la gioia di mettersi a loro servizio e porsi accanto a loro per camminare insieme e sostenerli ogni giorno. Questo non si esaurisce nell’assistenza sociale, materiale o politica ma deve trasformarsi sempre più nella capacità di “offrire la forza del Vangelo di Dio, che converte i cuori, risana le ferite, trasforma i rapporti umani e sociali secondo la logica dell’amore”. Il missionario, il cristiano, allora, è cosciente che la missione, prima di tutto, è opera di Dio stesso ed è affidata ai discepoli che mettono Cristo al centro della vita. Grazie al battesimo, ogni figlio di Dio è missionario e chiamato a portare la gioia dell’incontro a ogni persona. Papa Francesco rileva che la missionarietà non è legata alla generosità di pochi “inviati” ma, tutta la Chiesa è in stato di missione. La missione è il modello e la forma della vita ordinaria della Chiesa e di ogni sua attività pastorale, ed è termometro della sua vitalità e fecondità. Dove essa sta diminuendo, è normale che si abbia difficoltà a trovare catechisti, operatori pastorali, persone disponibili per i diversi servizi per la comunità. Ogni attività e scelta compiuta per il Vangelo, è al servizio di un altro; non rimandano a noi stessi, non sono per attirare l’attenzione, gli applausi su di noi. È il pericolo che i cristiani-missionari possono incorrere: attirare a sé e non a Gesù. Se non si rimanda a Lui, si rimanda, senza dubbio, solo a se stessi. Nell’andare per le vie del mondo è richiesto ad ogni battezzato quell’amore che non misura, ma che piuttosto tende ad avere verso tutti la stessa misura del Signore. Infatti, annunciamo il dono più bello e più grande che Lui ci ha fatto: la sua vita e il suo amore. Ecco la necessità di testimoni coerenti di Cristo, capaci a poco a poco di mostrare che Lui è il fondamento di tutto noi stessi. Va annunciato Cristo Crocifisso e Risorto. Le vie della missione possono essere diverse: la testimonianza, il primo annuncio, la conversione, il battesimo e la formazione delle comunità ecclesiali, l’inculturazione, il dialogo, la promozione umana integrale. Ciò che ci spinge è l’amore di Cristo per ognuno di noi. A qualcuno queste poche frasi scritte potrebbero far paura. Non è il loro scopo; è dirci che l’amore ci spinge ad esprimere tutte le nostre potenzialità nel portare Gesù. Un primo inizio può diventare la preghiera: è oggi il primo impegno missionario di ogni battezzato. Da qui poi col tempo nasce sicuramente il desiderio di rendere concreta la preghiera nella propria vita.

don Alessandro Maffiolini