Abbiamo iniziato la Quaresima, tempo fondamentale e necessario dell’anno liturgico, tempo di grazia per i cristiani, tempo favorevole che ci richiama alla conversione, alla riconciliazione, al ritorno a Dio e ai fratelli. Riscopriamo la nostra situazione d’infedeltà e di non piena adesione al vangelo e siamo chiamati a riflettere sulle scelte che spesso facciamo. La “bellezza” di noi esseri umani è che a volte compiamo scelte in maniera diversa da quanto il Signore ci dice. Siamo onesti: anche noi cristiani spesso ci comportiamo e viviamo come se il Signore non esistesse! Addirittura arriviamo a vivere le tre tentazioni indicate dal Vangelo e provate da Gesù stesso; sono tre strade che il mondo sempre propone promettendo grandi successi. Sono, diciamolo con chiarezze, tre strade per ingannarci: l’avidità del possesso, la gloria umana e la strumentalizzazione di Dio. Sono tre strade che certamente porteranno alla rovina quanti le percorrono e le inseguono. Quante volte, con la coscienza tranquilla, voltiamo le spalle al Signore! Quante volte ci lasciamo sedurre dalla tentazione! Fino a quando non ci comporteremo secondo l’esempio e l’insegnamento di Gesù non possiamo dichiararci pentiti e convertiti. Ogni giorno siamo davanti alla scelta tra due amori: verso Dio e verso le cose. Queste ultime disegnano un essere umano che può a suo piacimento usare e abusare di tutto ciò che esiste. Inoltre abbiamo la tentazione di ridurre i sogni a denaro, di trasformare tutto, anche la terra e la bellezza, in cose da consumare a nostro puro piacimento. Anche Dio fa la stessa fine: preferiamo e desideriamo un Dio immaginario che “smonta e rimonta la natura e le sue leggi, a piacimento, come fosse il suo giocattolo; che è un’assicurazione contro gli infortuni della vita, che salva da ogni problema, che ti protegge dalla fatica di avanzare passo passo”. Credo che dovremmo sentire in noi una necessità: impostare la nostra vita ritornando sui nostri passi e orientarla, quindi, unicamente verso il Signore. Certo non è facile, spesso è più una lotta spirituale tra i nostri desideri-il nostro egoismo e Dio stesso. Dio, non è facile dirlo, non ama né il male né la morte perché è il Signore della vita, ma “acconsente” che in qualche modo il male possa raggiungere la nostra vita, anche causato da altri, perché noi possiamo così conoscere il nostro cuore e tornare a Dio. Come cristiani e discepoli di Cristo, siamo chiamati a “vigilare e pregare per non entrare in tentazione”, chiedendo l’aiuto e la protezione del Signore nell’ora della prova. Essere tentati fa parte del cammino della sequela di Gesù: anch’egli, infatti, nei giorni della sua vita terrena fu messo alla prova. Oggi il mondo ha paura del deserto, del silenzio! “Viviamo in una società, dove c’è tanto rumore, dove si parla di tante cose inutili e poco di Dio”. Alcune volte è necessario “mettersi nel deserto”, luogo di silenzio, di solitudine per ritrovarsi soli davanti a Dio e poter contemplare il suo volto di Padre Buono. Esiste una strada per uscire dalla prova e questa è la preghiera filiale che non pretende, ma si affida alla volontà del Padre; a volte può essere anche lotta contro noi stessi ma che ci aiuta a credere che siamo uomini chiamati alla gioia eterna nel regno dei cieli. Chiediamo al Signore di restare con noi nell’ora della prova e cerchiamo di credere più in Dio e meno in noi stessi perché questa è la strada della salvezza e della vera gioia.

don Alessandro Maffiolini