Una percentuale alta di bambini si presenta come ‘figli unici’: è un dato sempre più evidente oggi. Da un punto di vista della fede, invece, abbiamo tutti almeno un fratello. Certo, alcune volte preferiamo stare da soli, ma avere qualcuno su cui appoggiarsi è sempre bello e specialmente ci sostiene nelle difficoltà. Il Vangelo pone accanto a tutti un “gemello” con alcune caratteristiche particolari. Innanzitutto è una persona che vive un’amicizia molto forte e non abbandona l’amico neanche davanti alla sicurezza che “la cosa finirà male”: preferisce condividere sino alla fine anche le disgrazie. Non ha paura; per lui l’amicizia è una realtà seria, su cui ci mette la faccia. L’amico gli è fondamentale per la vita e le scelte. Lui è seguace appassionato. Credere, però, non gli è facile e non vuol fingere che lo sia. Dichiara apertamente le sue difficoltà, si mostra com’è, ci somiglia, ci aiuta. Anche noi possiamo comportarci in questo modo: l’importante è fidarci di Gesù e della Sua Parola, certificata da una vita spesa per noi sino alla fine. L’importante è essere Suoi amici, amici che se anche tradiscono sono pronti a chiedere scusa e riprendere il cammino con entusiasmo e forza.

Certo, alcune volte sembra difficile se non impossibile, ma la vicinanza di Tommaso, nostro fratello gemello, ci dice che è possibile per tutti: occorre solo volerlo. Anche la fine del Vangelo di Giovanni ci mostra un Tommaso simile a molti cristiani di oggi: increduli, dubbiosi, materialisti. È uno che non si accontenta e cerca, intende verificare di persona, compiere una propria esperienza personale di ricerca: vuole “toccare con mano” per credere e fidarsi della testimonianza degli altri apostoli, altrimenti… Quante volte anche tra chi si proclama cristiano o “difensore” di segni ormai vuoti, siamo allo stesso livello d’incredulità e addirittura arriviamo a un’amicizia interrotta e che si riprende solo per convenienza. Anche a noi capita di dire di non credere all’altra persona, alla sua testimonianza e parole, perché la nostra esperienza e il “nostro toccare” sono il massimo della capacità di verificare la realtà.

D’altra parte, è pur vero che quanto diciamo noi ci sembra l’unica verità possibile che va accolta senza discutere e senza dubbi. Ma allora perché questo non vale anche per la testimonianza delle altre persone? Non esiste via d’uscita: Tommaso ci comunica senza mezzi termini che occorre fidarsi degli amici, perché essi percorrono con noi la stessa strada. Osiamo dire che vanno “toccati” per avere tra le mani la bellezza dell’incontro e il desiderio di riconoscere un amico con cui camminare e che ci accoglie per come siamo.

Con Tommaso, e con noi, Gesù ha fatto proprio così. Arrivando alla fine di queste brevi pennellate sul nostro “fratello gemello” e volendo ritornare su questi ragionamenti, con Tommaso ci ritroviamo di fronte ad un Messia pieno di dolcezza, di misericordia e di tenerezza. Era quello il Signore che cercava nelle profondità segrete del proprio essere, perché aveva sempre saputo che era così. “Ritrovato il contatto personale con l’amabilità e la misericordiosa pazienza del Cristo, Tommaso comprende il significato profondo della Sua Risurrezione e, intimamente trasformato, dichiara la propria fede piena e totale in Lui”. Proclama, infatti, con forza: “Mio Signore e mio Dio!”. Questo è anche quanto vogliamo proclamare a noi stessi e in tutti quei luoghi in cui viviamo e abitiamo ogni giorno.

Alessandro Maffiolini