Si sta avvicinando la Festa del Sacratissimo Cuore di Gesù: in essa si svolge anche la Giornata di preghiera per la Santificazione dei Sacerdoti, un appuntamento annuale che ogni Diocesi è chiamata a celebrare, “mostrando quella comunione e reciprocità nella preghiera, che deve caratterizzare l’intero popolo di Dio, chiamato a implorare dal Signore il dono di Pastori Santi”. E pastori santi si possono avere solo se si hanno cristiani santi: non è possibile criticare i sacerdoti se noi cristiani per primi non viviamo coerentemente il Vangelo e non creiamo un clima capace di far crescere testimoni autentici. È sempre bello criticare gli altri, poco affascinante è invece cambiare la mia vita e le mie scelte alla luce del Vangelo e non della mentalità o convenienza del mondo di oggi. Infatti, la fede cristiana afferma che il ministero sacerdotale è al servizio di quello comune dei battezzati: quest’ultimo si realizza nella chiamata universale alla santità. Certo, oggi, è più conveniente e soddisfacente vivere come se il Vangelo non fosse mai stato scritto; molte volte vale anche per i nostri sacerdoti, più inclini a imporre silenzi che ad annunciare Gesù con la coerenza e l’umiltà. “Il Sacerdozio ministeriale è per la missione e nella missione si definisce l’identità sacerdotale. La missione non è una delle attività del Corpo ecclesiale, ma ne caratterizza essenzialmente l’identità. Senza missione, non c’è Chiesa, e viceversa”. È certo che in questo mondo non saremo mai totalmente santi, ma certamente dobbiamo maggiormente tendere alla Santità, attraverso tutti gli strumenti che la Chiesa ci offre: la Parola e i sacramenti, per giungere alla vita comunitaria e alla sollecitudine missionaria sino alle periferie esistenziali della terra. Siamo chiamati tutti a incontrare Cristo nella vita di ogni giorno, anche nelle situazioni in cui la croce sembra più forte delle nostre energie e capacità. La preghiera, che è l’entrare in dialogo e in comunione con Dio, ha la capacità di rischiarare il nostro cuore e il cammino e donarci la forza di continuare a portare Gesù al mondo. In questo, ogni battezzato è collaboratore stretto dei suoi sacerdoti, perché ha la possibilità di annunciare il Vangelo dove un prete non può andare, o presso persone che non lo vorrebbero incontrare. È una grande responsabilità condivisa che non può essere rifiutata perché insita nella comune vocazione battesimale. È naturale, almeno così dovrebbe, pregare per i sacerdoti, perché diventino santi, abbiano la forza dello Spirito di andare avanti nelle critiche e difficoltà e di essere persone che “spezzano il pane” per noi e donano la misericordia del Padre. Pregare tutti per loro è il segreto per avere comunità migliori e coerenti: in questo modo trasformiamo anche la nostra vita. Carissimi, nell’Eucaristia è racchiuso il segreto della fedeltà e della perseveranza dei sacerdoti e dei fedeli, della sicurezza e della solidità delle nostre Comunità, in mezzo alle sofferenze e difficoltà del mondo. Solo una pastorale, fatta di “parole e di Sacramento”, potrà evitare gli scogli dell’attivismo, del fare per il fare, e permetterà di superare gli attacchi del laicismo e secolarismo dove Cristo non ha voce né posto, portandovi il Pane di vita eterna. La passione di annunciare Cristo è la vera “misura” della temperatura della fede di un’epoca e della nostra comunità. “Richiamare a Cristo significa richiamare a quel Volto che ogni uomo, coscientemente o meno, cerca come unica adeguata risposta alla propria insopprimibile sete di felicità”.

don Alessandro Maffiolini