Ai bambini del catechismo che si stanno preparando alla prima confessione, si richiamando molto l’importanza del cammino e del significato profondo del sacramento. Questo dovrebbe aiutare i genitori e l’intera comunità a fare una seria riflessione sulla Riconciliazione sacramentale. Normalmente davanti a un peccato, a un errore siamo portati a condannare senza possibilità di appello. Nel vangelo del fico sterile, il buon senso, comune a tutte le persone, porterebbe a decidere il taglio definitivo. La motivazione è molto chiara e giusta: ciò che non porta frutto non solo è inutile ma sfrutta il terreno, e quindi “ruba” il posto ad altre piante più fruttuose. “Il vignaiolo vuole dare una possibilità in più a questa pianta, e lo fa impegnandosi in prima persona e aumentando la sua azione di cura zappando attorno e con il concime”. Noi spesso non comprendiamo questo tipo di Dio: occorre tagliare ed eliminare i cattivi e quanto non è buono. Nel Vangelo però Gesù ci insegna e si confronta continuamente con chi vorrebbe una separazione netta e immediata tra buoni e cattivi, tra giusti e ingiusti, tra osservanti della Legge di Dio e peccatori. Davanti alla precisa volontà dell’uomo di non dare mai un’altra possibilità ai propri simili, ma di essere un giudice spietato e senza possibilità di appello, s’innalza la volontà del Padre. Essa crede con ancora più fermezza e decisione che sia possibile cambiare le cose, che è ancora possibile ritrovare vita e frutto. Gesù, infatti, non è venuto per condannare, ma per donare la vita. Gesù è consapevole che con l’amore vero è possibile ogni cosa: nulla è impossibile a Dio. Gesù crede così tanto in una seconda possibilità anche nel peccatore più incorreggibile che sulla croce donerà il paradiso al ladrone che gli ha solo chiesto di ricordarsi di lui. Una sola parola “oggi”: è l’ultima parola detta da Dio a questo peccatore. È una parola di salvezza e d’immensa fiducia. Questo è il nostro Dio, uno che non si dà mai per vinto. “Quando vado a confessarmi, se da un lato riconosco le mie sterilità e i frutti non dati con la mia vita di fede e umana, dall’altro sperimento la parola buona di Gesù, vignaiolo paziente, che si prende cura di me”. Gesù c’invita ad avere sempre fiducia in Lui e nei nostri talenti, nelle nostre possibilità. Possiamo portare ancora frutto, non è detta l’ultima parola. Dio ha una grande pazienza verso le sue creature. Non è mai troppo tardi per convertirsi e cambiare definitivamente strada alla nostra vita: Dio ci aspetta sempre a braccua aperte. “Quante volte – noi non lo sappiamo, lo sapremo in Cielo –, quante volte noi siamo lì, lì… sul punto di cadere e il Signore ci salva: ci salva perché ha una grande pazienza per noi. E questa è la sua misericordia”. Non è mai tardi per convertirci; è urgente, è il tempo opportuno. È la situazione di ciascuno di noi: il Signore, nella sua bontà, concede ancora un po’ di tempo per fruttificare e crescere. Certamente il fondo del male è sempre in crescita. Ma è importante desiderare con forza una nuova profondità. Perché Dio non ha mai detto l’ultima parola. Dio ama per primo, ama in perdita, ama senza condizioni. Amore che conforta e incalza: “i ama davvero chi ti obbliga a diventare il meglio di ciò che puoi diventare”. La sua fiducia verso di me è come una vela che mi sospinge in avanti, verso la profezia di un’estate felice di frutti: “se ritarda attendila, perché ciò che tarda di certo verrà”. Veramente, non è mai detta l’ultima parola.

don Alessandro Maffiolini