Un’immagine molto usata nella storia è quella che vede la Chiesa come una madre che ha cura dei suoi figli. Noi siamo questi figli attraverso il sacramento del battesimo che abbiamo ricevuto. Ovviamente molti di noi non hanno il minimo ricordo della celebrazione di questo Sacramento, specialmente se siamo stati battezzati poco dopo la nascita. Non è questione di poco conto: il non saperlo rischia di non farci acquisire la consapevolezza di quanto il Signore ha fatto per noi e del grande dono ricevuto. Quando manca ciò, il battesimo diventa un evento passato, che non abbiamo voluto e che non ha più alcuna rilevanza sul presente. Dobbiamo risvegliare la memoria del nostro Battesimo. Siamo chiamati a vivere il nostro Battesimo ogni giorno, come realtà attuale nella nostra esistenza. “Se riusciamo a seguire Gesù e a rimanere nella Chiesa, pur con i nostri limiti, con le nostre fragilità e i nostri peccati, è proprio per il Sacramento nel quale siamo diventati nuove creature e siamo stati rivestiti di Cristo”. È per questo che alcune volte pensiamo di fare tutto noi, consideriamo gli altri nemici o pronti a portarci via qualcosa o abbiamo un’ostilità verso le altre persone. Stiamo dimenticando il nostro passato di grazia e di dono da parte di Dio. È bello allora avere quaranta giorni per riscoprire questo. La Quaresima che iniziamo vede al centro della riflessione delle letture della messa proprio la riscoperta del nostro battesimo. È un cammino difficile ma possibile per tutti noi. Se abbiamo il desiderio di lasciarci condurre nelle prossime settimane, acquisiremo anche la capacità di perdonare e di amare chi ci offende e ci fa del male; riusciremo a riconoscere negli ultimi e nei poveri il volto di Cristo che ci visita e si fa vicino. “Il Battesimo ci aiuta a riconoscere nel volto delle persone bisognose, nei sofferenti, anche del nostro prossimo, il volto di Gesù”. Vediamo le persone attorno a noi e le riconosciamo fratelli e sorelle. Tutto ciò è possibile grazie alla forza del Battesimo. Proprio questo ci permette di superare i particolarismi e aprirsi all’universalità dell’amore, del perdono e della salvezza. I battezzati, perché rinati dall’acqua e dallo Spirito, sono chiamati “a uscire da se stessi e aprirsi agli altri, a vivere la prossimità, lo stile del vivere insieme, che trasforma ogni relazione interpersonale in un’esperienza di fraternità”. È altresì veritiero, per chi cerca di lavorare su questa strada, che il dono di fratelli e sorelle è anche una responsabilità: delle altre persone noi siamo responsabili. E qui scende in campo la nostra libertà: è questione di come vogliamo gestire la nostra libertà. Se essa è assoluta, scegliamo di rimanere da soli o con le poche persone di cui abbiamo un po’ di fiducia e degli altri alla fine siamo poco e per niente interessati. Se invece, grazie alla riscoperta del battesimo, essa è lo strumento per incontrare “i fratelli e le sorelle” e sentirli vicini a noi, si trasforma in possibilità concreta di costruire ponti e di essere “prossimi” a chi è in situazioni difficili e problematiche della vita. Tutto questo permette ai battezzati di ritornare alle sorgenti della fede e trasmettere ai giovani e alle future generazioni la bellezza e la gioia del Vangelo. La fede cristiana crea allora battezzati capaci di essere profeti di fraternità, amore e misericordia per costruire comunità capaci di creare interesse, coraggio, apertura, giustizia. Ecco che siamo arrivati proprio alla Pasqua. Buon cammino a tutti e… avanti con coraggio e tanta fede in Gesù.

don Alessandro Maffiolini