Quante volte abbiamo la percezione di non sentire Dio vicino alla nostra vita. Lo consideriamo un Dio nel cielo cui non interessa la sorte dell’umanità e dei singoli. Spesso è perché siamo cechi, non abbiamo la capacità di vedere il Signore per quello che è in realtà e che i vangeli stessi ci restituiscono con tanta chiarezza e forza. Siamo chiamati a metterci in ricerca, anche grazie all’evento straordinario della Risurrezione che ancora oggi può trasformarci in cristiani coerenti e con lo sguardo fisso sul Risorto. È una ricerca non motivata semplicemente da curiosità intellettuale, ma deve essere stimolata soprattutto dall’esigenza di trovare la risposta alla domanda sul senso della vita. Sarebbe bello arrivare a possedere lo sguardo di Gesù che “lo guardo e lo amò”. Ecco allora la questione fondamentale: non riconosciamo il Signore perché non sappiamo chi è e perché sarebbe una persona troppo scomoda per una vita basata sull’individualismo e sul desiderio di successo e di potere. Giovanni Paolo II ricordava che “Colui che s’avvicina a Gesù con cuore libero da pregiudizi può giungere abbastanza agevolmente alla fede, perché è Gesù stesso ad averlo già visto e amato per primo. L’aspetto più sublime della dignità dell’uomo sta proprio nella sua vocazione a comunicare con Dio in questo profondo scambio di sguardi che trasforma la vita”. È necessario lasciarsi guardare da Lui, vederlo negli occhi e riconoscere la nostra vita in Lui. Per prima cosa, cari amici, lasciamo indietro le troppe parole inutile che sentiamo e pronunciamo, per fare quel silenzio necessario ad ascoltare la voce piena di amore del Padre. Facciamo “il silenzio degli occhi” per riconoscere lo sguardo di Dio. La fede cristiana non è una semplice dottrina e che quindi si può imparare sui libri, nei corsi di teologia: è unicamente un incontro con Gesù che si è fatto uomo nella nostra storia e l’ha trasformata completamente con la sua Passione e Risurrezione. Gli avvenimenti della vita sono l’occasione quotidiana di vedere Cristo Risorto. Nel volto delle persone che incontro, posso riconoscere Gesù; nel loro sguardo vedo negli occhi di Cristo. “Vogliamo vedere Gesù”, indica la libertà di concretizzare questo desiderio in gesti concreti che portano a guardare in faccia Dio. Significa inoltre avere la forza di scegliere il Risorto e accettare la sua signoria sulla nostra vita. Solo l’incontro con Gesù potrà dare senso pieno alla nostra vita. La strada del vangelo è certamente una via stretta. “Se la percorri, anche quando non comprendi, riceverai in dono lo stesso sguardo di Dio sulle cose e sulle persone”. Solo così possiamo vedere ogni cosa e persona con lo sguardo divino, che è diverso dal ristretto sguardo umano. La Risurrezione può permettere ai battezzati di compiere una vera e propria rivoluzione: quella dell’amore dentro di noi. Inizieremo a vedere gli altri e ogni cosa con sguardo diverso. Dio fa proprio così con ognuno di noi suoi figli. Negli occhi di Gesù vediamo anche la croce: senza di essa non è possibile riconoscere Gesù né vederlo in faccia. La Croce è necessaria anche per noi: indica la qualità dell’amore e della misericordia del Padre. Accostiamoci alla confessione e all’eucaristia: “perdono e corpo donato” ci donano la luce vera e ci aprono gli occhi ogni volta. Fratelli abbiamo visto il Signore”, non perché ci è apparso, ma perché l’abbiamo visto attraverso l’amore nelle persone anche le più sofferenti, abbandonate e escluse. E questa è la testimonianza dei cristiani: “Vivo così perché ho visto il Signore”.

don Alessandro Maffiolini