Ogni anno la Chiesa festeggia la solennità dei Santi Pietro e Paolo, due apostoli molto diversi e accomunati tuttavia insieme. Nel prefazio della messa a loro dedicata si afferma: “Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno. Tu hai voluto unire in gioiosa fraternità i due santi apostoli Pietro, che per primo confessò la fede nel Cristo, Paolo, che illuminò le profondità del mistero, il pescatore di Galilea, che costituì la prima comunità con i giusti di Israele, il maestro e dottore, che annunziò la salvezza a tutte le genti. Così, con diversi doni, hanno edificato l’unica Chiesa, e associati nella venerazione del popolo cristiano condividono la stessa corona di gloria”. La nostra fede attuale deriva anche dalla loro vita e dal loro impegno. La loro vita ha segnato la storia dell’umanità: sono due persone che hanno combattuto la buona battaglia, hanno seguito la giustizia, hanno testimoniato la verità e sono morti per essa. Sono quindi stati riuniti in un solo giorno, perché, in fondo, erano già una sola cosa in Cristo. Alla luce della tradizione, Pietro è stato crocifisso a testa in giù in quanto non si riteneva degno di morire allo stesso modo del suo Signore, mentre Paolo fu decapitato in quanto cittadino romano. Pietro e Paolo accettano entrambi la chiamata sorprendente del Signore e si lasciano coinvolgere nella grande avventura dell’annuncio del Vangelo. Sono generosi, semplici e intelligenti, si riconoscono limitati, ma credono in colui che li chiama e insegue il sogno del loro cuore. Dicono un “sì” coraggioso e generoso e diventano discepoli di Gesù. Addirittura la loro festa era celebrata a Roma ben prima del Natale. Sono stati testimoni di vita: le loro esistenze non sono state pulite, lineari. Fecero grandi errori. È bello perché indicano come il punto di partenza della vita cristiana non è l’essere degni; con quelli che si credevano bravi il Signore ha potuto fare ben poco. “Quando ci riteniamo migliori degli altri è l’inizio della fine. Il Signore non compie prodigi con chi si crede giusto, ma con chi sa di essere bisognoso. Non è attratto dalla nostra bravura, non è per questo che ci ama”. Possiamo dire: “Hanno compreso che la santità non sta nell’innalzarsi, ma nell’abbassarsi: non è una scalata in classifica, ma l’affidare ogni giorno la propria povertà al Signore, che compie grandi cose con gli umili”. Sono stati poi testimoni del perdono. Con quanto avevano combinato, Pietro e Paolo avrebbero potuto vivere sentendosi falliti e turbati. Hanno però incontrato un amore molto grande e spregiudicato; così forte da guarire i loro sensi di colpa. Hanno capito che solo dalla misericordia incontrata nella vita, è possibile rinascere e ripartire per portare il Vangelo. Ecco perché sono anche testimoni di Cristo. Per Pietro e Paolo Gesù è il nuovo, la novità, è una storia di amore che continua per sempre senza interruzioni. “Il testimone, in fondo, questo solo annuncia: che Gesù è vivo ed è il segreto della vita”. Gesù è “il Figlio del Dio vivente”; solo a Lui vale la pena di dire “Per me il vivere è Cristo”. Lui è il presente e il futuro, è la forza e la gioia del cammino. Con Lui il passo si fa spedito nonostante i limiti, le difficoltà e gli ostacoli. Pur distanti, Pietro e Paolo si sono incontrati. “Hanno testimoniato una vita nuova: non si sono più risparmiati, hanno donato sé stessi. Non si sono accontentati di mezze misure, ma hanno assunto l’unica misura possibile per chi segue Gesù: quella di un amore senza misura”. Sono veramente uniti a Cristo. Anche a noi è data la stessa possibilità. Mettiamo allora Cristo al centro di tutto e mettiamo da parte ogni desiderio di potere, di successo, di rivendicazioni. Senza paura. Possiamo allora essere uniti in Cristo.

don Alessandro Maffiolini