Il cammino di Avvento non è vissuto da soli ma è in compagnia della Vergine Maria, contemplata come la Tutta Santa, come “donna della fede”. Nel Vangelo è addirittura presentata come beata perché “ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”. Maria ci prende per mano e ci conduce direttamente al Natale: Lei ha ricevuto per prima la buona notizia e si rende serva della Parola che ha accolto. Siamo invitati a fare risplendere ancora di più nella nostra vita lo stesso volto di Dio che si mostra a noi. In prossimità del Natale siamo invitati a metterci in cammino: prendiamo esempio da Maria, dalla sollecitudine con cui si reca a trovare la cugina Elisabetta. La beatitudine della fede va condivisa con tutti perché possano accettare in loro il grande amore del Padre. Da qui nasce l’invito al popolo cristiano di mettersi in movimento e di prendere sul serio le promesse di Dio. Ogni volta Dio ci sorprende con il suo agire diverso dal nostro e dalle nostre logiche, lui che umilia i forti attraverso i piccoli e i deboli. È l’atteggiamento di Maria, che si mette in movimento verso una promessa, verso un segno che conferma la parola di Dio. “È la via tracciata da un’obbedienza colma d’amore, quella percorsa dal Cristo che offre totalmente sé stesso perché si realizzi il disegno del Padre. È la via che ogni discepolo è chiamato a seguire, se vuole partecipare ad una pienezza sconosciuta”.

Il Figlio dell’Altissimo nel diventare il “figlio di Maria”, ama farsi precedere e annunciare dai poveri e dagli umili: vuole circondarsi di semplicità e verità. Betlemme, infatti, è la più piccola fra le città di Giuda; umili e poveri sono i primi portatori della speranza e della salvezza. Verso di loro ogni comunità cristiana è chiamata ad andare attingendo alla fantasia dello Spirito e riconoscendo in essi il Cristo fatto uomo. Non possiamo essere rinunciatari pensando a una stagione della storia che non esiste più. La Chiesa e noi cristiani con Lei, siamo consapevoli di essere al mondo non per essere serviti, ma per servire: “la vita è una missione, non l’aspettativa che siano soddisfatte le nostre pretese. Non possiamo chiuderci in noi stessi, costruendo mura per la nostra sicurezza, perché siamo convinti che la sicurezza di un popolo, di una città, di una famiglia, di una persona non dipenda dal suo isolamento, ma dalle relazioni di buon vicinato e dalle alleanze da stabilire e da onorare”. E questo è proprio l’insegnamento di Maria e quanto dovremmo apprendere nel tempo di Avvento. Noi siamo portatori di speranza e buone notizie. In questo modo ci possiamo lasciare guidare dallo Spirito per leggere con gli occhi di Dio gli eventi della vita nostra e del mondo. Grazie a questo sguardo tutto acquista un senso e possiamo decifrare la realtà sotto una luce nuova.

Infatti, nell’incarnazione il Figlio di Dio ha corso fino in fondo il rischio di essere uno di noi. Per amore. Siamo presi per mano. Come sarebbe bello che anche i nostri incontri, nella vita quotidiana, diventassero simili a questo! Come sarebbe bello se, invece di cedere al bisogno incontrollabile della chiacchiera, noi avessimo il coraggio di riconoscere quello che Dio sta facendo nella nostra vita e ce lo comunicassimo per raddoppiare la nostra gioia e la nostra speranza! Come sarebbe bello se, nel linguaggio semplice e piano di ogni giorno, noi dessimo voce alla gratitudine di un popolo che vede i segni di Dio nella sua storia!

don Alessandro Maffiolini