Stiamo vivendo un tempo di speranza: è la speranza di Dio, che non si rassegna di fronte alle situazioni di male e di disuguaglianze che separano gli uomini tra loro e distruggono la comunione esistente tra gli uomini. Essi, infatti, sono creati a immagine e somiglianza di Dio. Certo, molto spesso, quanto accade attorno a noi e a causa nostra sembra indicare una strada diversa, al termine della quale il male trionfa definitivamente e ha l’ultima parola. In questi giorni però continuiamo ad ascoltare una Parola nella quale è raccontato che Dio non si rassegna “sul nostro futuro e continua a credere possibile che l’umanità possa cambiare”. Ecco, allora, che la Quaresima, con il suo concreto invito a chiedere e dare misericordia, a scendere nel profondo di noi stessi, libera dall’idea diffusa che tanto l’amore non serve a niente e che nulla può cambiare. La Quaresima riaccende anche in noi la speranza di trasformarci, il gusto di rompere con la continuità dei nostri pensieri, di dare frutti nuovi, di consolare chi ha sperato tanto sulla nostra vita. Davanti alla Parola ogni battezzato è invitato a togliersi i sandali, cioè le abitudini di sempre, le presunzioni, l’atteggiamento sicuro, le risposte scontate, la sfrontatezza di trattare gli altri come cose o oggetti. Il Santo Padre ricorda che “è molto difficile tagliare con una situazione peccaminosa”: c’è sempre qualcosa che ci trattiene che ci tira indietro. Molte volte il male è più attraente del bene. Il male sembra più facile e ci appare, molte volte, più giusto. Infatti, piace molto a noi esseri umani rispondere col male e con atteggiamenti di odio e di distruzione delle altre persone e delle comunità. “Noi cerchiamo una colpa negli altri, per sentirci diversi e sicuri. Gesù ci mette di fronte a noi stessi. Cambiare è questione di vita o di morte”. Siamo chiamati alla conversione per dare frutti di amore al mondo intero, per iniziare ad ascoltare gli altri e comprendere il bene che è possibile compiere. Dio è un Padre paziente. “Noi a volte abbiamo una gran fretta di giudicare, classificare, mettere di qua i buoni, di là i cattivi”. Dio invece sa aspettare: ci insegna a “guardare nel campo della vita di ogni persona, con pazienza e misericordia: vede molto meglio di noi la sporcizia e il male, ma vede anche i germi del bene e attende con fiducia che maturino”. Alcuni possono essere portati a pensare di sconfiggere radicalmente il male: esso, sappiamo, ci accompagnerà sempre, sino alla fine. Occorre allora avvolgere il male con il bene. Occorre quindi permettere alla carità di circondare ogni aspetto della nostra vita per essere miti, umili, comprensivi, capaci di donarsi, di accogliere tutti… Addirittura dovremmo arrivare a perdonare di cuore e amare i nemici (ossia quelli da cui abbiamo ottenuto del male e che forse continuano a farcene). Solo seguendo l’esempio di Gesù abbiamo la possibilità di ampliare l’amore di Dio presente nella nostra vita perché arrivi a guarire e trasformare ogni situazione di male in un’apertura all’amore vero. Siamo sinceri, alla fine, Dio è più forte del male: occorre mettersi dalla sua parte e seguirlo sulla via che ci indica. Siamo in un orizzonte nuovo: quello della fede, un qualcosa di poco utilizzato dai battezzati del mondo. Con l’aiuto di Gesù e alla luce del Vangelo, però, abbiamo la possibilità di accogliere energie nuove di vita e giungere ad esprimere capacità di bene che non abbiamo ancora mai esercitato.

don Alessandro Maffiolini