Si misero in cammino

La nostra epoca si caratterizza sempre più per la grande mobilità nella quale noi tutti siamo profondamente immersi. Oggi si viaggia molto, anche perché è sempre più facile. Si viaggia in diversi modi e per vari motivi. Viaggia il turista, chi per studio o per lavoro, quanti sono costretti a scappare per la guerra, la fame e la violenza. La dinamica del viaggio diviene elemento di sintesi circa il significato del vivere umano.

I Grest del nostro vicariato hanno assunto come tema per il 2016 “Perdiqua”: la storia della Bibbia è piena di partenze e di arrivi, di percorsi e di strade, di persone e popoli in movimento continuo. È esperienza sintetica della vita di nazioni intere ed è in grado di coinvolgere l’uomo nella sua totalità. I Vangeli stessi ci indicano un Gesù viaggiatore per chilometri, di villaggio in villaggio, con una meta ben chiara: tutta la vita di Gesù è stata un grande viaggio verso Gerusalemme, luogo del compimento della volontà del Padre. Ha fatto, così, della strada la Sua casa e reso il cammino luogo dell’incontro con la salvezza, riconsegnando al viaggiare un significato profondamente teologico. Lui stesso si è presentato come la Via. Solo iniziando a sperimentare il Suo medesimo dinamismo potremo entrare in relazione profonda con Lui e iniziare a comprendere meglio noi stessi e le altre persone. Altrimenti avremo sempre una distanza così grande dagli altri da individuare in loro sempre dei nemici pronti a rubarci qualcosa. Il viaggio ci apre alla fiducia e a un futuro in mano a Dio e non a noi. Questo ci fortifica, permette di crescere nella fede e di metterci completamente in Lui.

In questi giorni di Grest vediamo realizzati milioni di passi fatti da genitori, nonni, animatori, ragazzi, adulti: tutti dovrebbero camminare accomunati dall’unico scopo di crescere seriamente come cittadini e cristiani, due realtà così strettamente unite da non poter essere separate senza causare sconvolgimenti negativi nelle persone. Anche noi, in questo Oratorio estivo, abbiamo il desiderio di metterci in viaggio, in un cammino di libertà e di gioia. Vorremmo in queste quattro settimane e nei campi scuola ritornare tutti a imparare il modo cristiano di viaggiare. È il decidere di lasciare qualcosa per partire, senza attendere di conoscere con precisione la meta e avendo l’umiltà di farci indicare una direzione chiara che si trasforma a poco a poco nel senso profondo che sostiene la fatica.

In fondo, l’avventura di ogni Oratorio nasce dalla consapevolezza che l’amore di Dio si è già fatto strada in molti modi e si è reso presente e tangibile per noi in Gesù.

 

Per di qua

Viaggiare, lo sappiamo tutti, è una cosa naturale e spontanea, può esserci di tutto: le tribolazioni, il rischio, il pericolo, la gioia dell’incontro, la possibilità di essere presi di mira da nemici e avversari. Così è accaduto a Gesù e così può accadere nella vita di ognuno di noi. La libertà è una realtà fondamentale, perché è essa stessa che ci guida nella strada e ci fa compiere i passi che riteniamo migliori per arrivare alla meta. È però un’arma a doppio taglio.

Da una parte ci fa sentire capaci di compiere ogni cosa se la vogliamo, dall’altra rischia di farci superare valichi che conducono in un burrone, dove noi stessi finiamo distrutti dalla vita. La possibilità di uscire da questo bivio è permessa dalla scelta della “strada del dono”: è la prova di persone che cercano il massimo per loro e per gli altri o che rischiano quotidianamente la vita, come parecchi cristiani per testimoniare ciò che anche noi abbiamo incontrato e che gli animatori e quanti sono coinvolti nel Grest dovrebbero comunicare durante l’Oratorio estivo. Gesù in persona ha dovuto cambiare strada diverse volte nel Suo viaggio. Anche a ciascuno di noi può essere chiesto di sostituire il modo con cui si guarda la vita, si studia, si agisce, si lavora e ci si apre al futuro. Diventiamo capaci, passo dopo passo, di condividere con gli altri e di seguire una direzione che sola può indicare quella felicità che discende dalla gioia di un incontro avvenuto con una Persona speciale, Gesù. Lui è nostro fratello e compagno di viaggio; Lui ci indica il “Per di qua” che possiamo percorrere per essere nella gioia vera.

È un “Per di qua” che ci sospinge a lasciarci amare e donarci ai fratelli con sacrificio e allegria, perché essi siano felici e vivano in pienezza. È la strada dell’amore che si gioca nelle relazioni quotidiane e che racchiude in sé la capacità di perdonare, di accettare e di abbracciare ogni persona. È il cammino che più è lungo e trascorso in compagnia, più passa velocemente e si trasforma in “un bellissimo fiore”: la vita di ogni ragazzo, adolescente, giovane e adulto che “va per di qua”, sulla strada del Signore.

Lo slogan del Grest ci impegna a fare strada nel cammino, pronti ad assumerci la responsabilità di educare e di accompagnare con la sola pretesa di stare accanto e camminare insieme. “Perdiqua” è allora un invito, che chi è più grande farà ai più piccoli, chiedendo loro di fidarsi. In un viaggio occorre avere una buona bussola: la nostra è la Parola di Dio. Non fa certo sparire le fatiche, le ansie o le preoccupazioni, ma “sappiamo di essere sempre accompagnati, da chi ci precede e ci sta accanto, per dirci in ogni occasione Perdiqua”.

A cura di Alessandro Maffiolini