Interessante è stato affrontare in queste settimane il tema della fraternità. È emerso con evidenza che l’ambiente culturale in cui noi ci troviamo, è un tempo che non ha le porte aperte per la fraternità, è un tempo che sfida profondamente la fraternità, perché prevale piuttosto un certo individualismo, un certo egoismo. E spesso è vero anche in quelle realtà in cui la fraternità dovrebbe essere la scelta fondamentale e vocazionale. Dall’altra è un tema fondamentale nel pontificato di Papa Francesco e ancora prima nei libri sacri cristiani. Papa Francesco parla della fraternità con toni tali da superare una certa ingenuità che potrebbe essere del tutto normale per noi credenti. La nostra liturgia è piena di fratelli e sorelle, di scambi della pace, di comunione e così via. Papa Francesco dice che “dobbiamo affrontare la sfida di riscoprire, di trasmettere la mistica di vivere insieme, la sfida di fare nostra appunto una fraternità mistica”. Questa frase dice che la parola “fraternità” è qualcosa di non semplice e che richiede un certo impegno da parte nostra. Infatti, in questi ultimi decenni, abbiamo assistito a una rottura a livello del singolo cittadino, del luogo comune, a livello di ciascuno di noi per arrivare a una forma radicale di emancipazione, di liberazione, di sviluppo della nostra soggettività. A un certo punto accadono tutta una serie di cambiamenti prima culturali e poi anche concreti, che vanno a toccare proprio l’esistenza concreta. Anche la fede, purtroppo, ha subito quest’attrazione negativa. Basta “poco” per non vedere “fratelli e sorelle”, ma nemici da “odiare” ed eliminare. Essi diventano sempre colpevoli di quanto accade nella comunità o nella vita. Per questo è sufficiente guardare a noi stessi. Se però lasciamo agire in noi unicamente la Parola di Dio, scopriamo che l’altro può essere un “amico vero”, col quale vivere insieme, incontrarci, prenderci in braccio, appoggiarci e “trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio. In questo modo, le maggiori possibilità di comunicazione si tradurranno in maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti”. Quanto Vangelo arriverebbe a ogni persona, se potessimo seguire questa strada: i fratelli e sorelle sarebbero una cosa molto buona, risanatrice, liberatrice. Uscire da se stessi per unirsi agli altri fa bene. Certo è necessario un cammino che ci porti a evitare comportamenti guidati dall’odio e dal sentimento del momento. Papa Francesco ricorda che saremo “giudicati sull’amore. Il giudizio sarà sull’amore. Non sul sentimento, no: saremo giudicati sulle opere, sulla compassione che si fa vicinanza e aiuto premuroso”. È un cammino impegnativo: le altre persone hanno le loro difficoltà e le loro ombre. Hanno anche tanta luce se con perseveranza continuiamo a cercare di incontrarli, non una, non due, non tre, ma tutte le volte necessarie anche se “ci viene sbattuta la porta in faccia”. Gesù ha fatto proprio così nel Vangelo e continua a farlo con noi. Non stanchiamoci: con l’insistenza fraterna salviamo il mondo e le persone. E questo è il cammino da percorrere. La fraternità è qualcosa che parte dallo Spirito, che parte dall’altro, dall’esperienza della preghiera. Riscopriamo la fraternità, diventiamo tessitori di fraternità: significa farsi annunciatori della paternità di Dio e costruttori di un mondo dominato dall’amore, dall’umiltà, dalla bontà e dal Vangelo di Gesù Cristo.

don Alessandro Maffiolini