In questo mese di ottobre siamo chiamati sia dal cammino missionario sia dal cammino sinodale iniziato a far risuonare la nostra testimonianza: è la prova effettiva dell’autenticità della profezia, che diventa carne nella concreta esperienza di vita di una persona. Certo, a poco a poco, deve diventare sia annuncio sia vita reale. Lasciarsi incontrare dalla Parola divina nella nostra vita, ci permette di acquisire i tratti di una comunità che ha la possibilità di calarsi nei vari contesti del proprio tempo e renderli, in questo modo, luoghi dell’annuncio del Vangelo. Dio incontrandoci ci rende persone nuove e consapevoli del suo grande amore e della sua immensa fiducia. Abbiamo in noi la possibilità di fare grandi cose, se siamo innestati in Lui. La mano di Dio sul ognuno di noi è la mano di un artista che ha profonda conoscenza e rispetto della materia alla quale vuole dare forma. Dio grazie alla nostra disponibilità ha la possibilità di plasmarci e riplasmarci per renderci sempre più credibili agli occhi del mondo e dell’umanità.

Noi battezzati abbiamo nel nostro DNA la bella capacità missionaria, cioè di metterci a servizio della Parola del Signore. “La propria vita, come la stessa propria volontà, sembra sovrastata dall’appello divino che come un fuoco divampante brucia ogni resistenza”. Per un “figlio di Dio” è normale portare Dio nella vita agli altri. Inoltre, accettare la missione che la Parola ci affida, sembra, in qualche modo, strapparci dal comfort del nostro piccolo mondo ideale e gettarci “nella cruda storia del tempo a cui appartiene. Ma è solo l’inizio, perché accettando di stare dentro questa storia, essa si rivelerà come tempo di grazia” per noi e il mondo intero. In questo modo, con gradualità, diventiamo consapevoli delle nostre capacità e dei nostri talenti e impariamo a parlare, a vedere e a interpretare l’azione di Dio nelle vicende degli uomini. Spesso noi essere umani non abbiamo difficoltà ad ascoltare la Parola di Dio. Piuttosto, la nostra difficoltà consiste nel comunicarlo; “la bocca ha bisogno di essere toccata, perché possa veramente dire le parole del Signore”, non le nostre parole. Acquisiremo uno sguardo profondo e intuitivo sulla realtà, attraverso la quale anche l’avvenimento più quotidiano e addirittura banale, diventa carico di significato. Il cristiano si allena così a vedere il mondo come Dio lo vede. Molti profeti dell’antico testamento, inoltre, lascino capire che la testimonianza che si può rendere al Signore assume i connotati di una missione al mondo. È la prospettiva missionaria che trasforma il nostro impegno in un vero è proprio annuncio capace di arrivare nel profondo dei cuori. È bello quindi presentare un Dio come una presenza amica e di speranza, come un genitore comprensivo e misericordioso. “Vivendo questa convinzione nel proprio intimo, l’incontro con l’altro, il fratello o la sorella in umanità, non costituirà mai un pericolo, una sconfitta o un problema”. Ogni cosa sarà sempre l’occasione per vivere assieme quello che il progetto di Dio ha fatto in me grazie all’amicizia con Gesù Cristo. No, non possiamo tacere che la salvezza offerta da Gesù è coinvolgente, è comunione fondata sull’amore. E la mia, la nostra missione è quella di mostrarlo senza paura e senza ombra di dubbio. Coltiviamo lo stupore per la Parola e i grandi “sogni” che Dio ha per i suoi figli. Sogniamo un mondo che ancora non si vede. La strada dell’annuncio è appena iniziata.

don Alessandro Maffiolini