Sempre più diventa necessario tornare con il cuore e la mente alle radici del nostro essere Chiesa, del nostro vivere e del nostro “fine”. È tuffarci in modo tutto particolare nelle sorgenti della salvezza. In ogni Celebrazione Eucaristica è il Signore che viene a noi e ci raduna come popolo perché, “in festosa assemblea celebriamo il sacramento pasquale del suo Corpo e del suo Sangue”. È il pane donatoci da Gesù che unisce la Comunità in un vincolo di fede, speranza, carità e gesti concreti capaci di trasformare la storia e il mondo in cui siamo inseriti. Per questo il sacramento “fonte e culmine” della vita cristiana prende il nome di Eucaristia, che vuol dire appunto “ringraziamento”, perché gli uomini devono ringraziare Dio per i suoi doni. Troppe volte l’umanità dimentica di ringraziare per i benefici della creazione e della redenzione e si dimentica che è chiamata ad amministrali con sapienza e intelligenza. Almeno una volta l’anno la Chiesa ci invita a esprimere il nostro grazie per quanto Gesù ha fatto. Il miglior modo di dirlo è di partecipare di questo pane e di questo vino che Cristo ci offre, di fare nostra l’Eucaristia, il “ringraziamento” che Cristo offre al Padre, per offrirlo insieme con lui, nutriti di lui, mossi e uniti dal suo Spirito Santo. Ad alcuni (pochi) sembra scontato, a molti sembra un obbligo e un’imposizione, a tanti una noia inutile e ripetitiva. Tuttavia, è necessario riconoscere che il rito è sempre diverso per chi ama il Signore, per chi vuole essere suoi discepoli. Ciò che appare scontato, ripetitivo, si colora ogni volta di una profondità e di un significato nuovo. “Come il “ti amo” che un fidanzato o una fidanzata pronuncia senza chiedersi mai se quelle due parole sono nuove oppure logore, a furia di essere ripetute. Per chi le dice in effetti sono del tutto originali, come è originale ogni affetto che sboccia, come è inedita ogni espressione di amore”. In questo modo diventa bello partecipare con Amore all’Eucarestia domenicale, lasciamoci guidare poi da Cristo, lì dove soffrono i fratelli; il Suo Corpo e il Suo Sangue diventano l’energia vitale per superare i momenti di stanchezza, di delusione e di sconforto. Gli occhi di ognuno di noi, appesantiti da diversi avvenimenti e circostanze, possono ritrovare la freschezza e la gioia di riaprirsi: la nostra vita si trasforma in un’esistenza capace di amare come Lui ci ha amato e disponibile a donarsi agli altri con entusiasmo e verità. Papa Francesco ci ricorda che nell’Eucaristia anche noi sperimentiamo la “solidarietà di Dio” con l’uomo, una solidarietà che non si esaurisce, una solidarietà che non finisce di stupirci. “Dio si fa vicino a noi, nel sacrificio della Croce si abbassa entrando nel buio della morte per darci la sua vita, che vince il male, l’egoismo e la morte”. Gesù ha scelto di condividere il nostro stesso cammino: si fa vero cibo che sostiene la nostra vita anche nei momenti in cui la strada si fa dura, gli ostacoli rallentano i nostri passi. “E nell’Eucaristia il Signore ci fa percorrere la sua strada, quella del servizio, della condivisione, del dono, e quel poco che abbiamo, quel poco che siamo, se condiviso, diventa ricchezza, perché la potenza di Dio, che è quella dell’amore, scende nella nostra povertà per trasformarla”. Speriamo e preghiamo perché la partecipazione all’Eucaristia sia sempre più frequente e sia stimolo settimanale a seguire il Signore ogni giorno, ad essere strumenti di comunione, a condividere con Lui e con il nostro prossimo quello che siamo. Allora la nostra esistenza sarà veramente bella.

don Alessandro Maffiolini