In piazza San Pietro insieme a papa Francesco domenica scorsa abbiamo visto, come protagonisti, gli ultimi, gli ‘scartati,’ gli uomini e le donne che incarnano i mille volti della povertà elencati dettagliatamente nella lettera apostolica a conclusione del Giubileo della Misericordia. È stato veramente un grande abbraccio. Inoltre, è stato bello vedere come tra le Diocesi italiane molte abbiano voluto fare scelte concrete e visibili per questa Giornata Mondiale. In comune hanno avuto tutte la “fantasia della carità” o meglio la carità operata con fantasia. È stato un ribaltamento di prospettiva per aiutare la società italiana e mondiale a modificare la propria visione: i protagonisti di una rivoluzione sono i poveri e non i ricchi. In molte Diocesi sono stati organizzati Messe e momenti conviviali per chi è bisognoso: sono un’accoppiata vincente perché l’Eucaristia richiama con forza il tema del pasto condiviso per amore con le altre persone. Anzi, la condivisione certifica di aver incontrato Gesù nella celebrazione fatta.

Domenica 19 in molte città, oltre alle mense della Caritas tradizionalmente frequentate dai bisognosi, sono stati aperti anche saloni di oratori, seminari e perfino episcopi per ospitare pranzi o cene. In alcuni casi anche il Vescovo ha indossato il grembiule da cameriere per servire i commensali: ha vissuto veramente il suo sacerdozio. Così hanno fatto anche i sindaci di alcuni comuni, mostrando che su certi temi prevalgono, rispetto alle idee politiche, il desiderio e la volontà di servire i cittadini, chiunque essi siano. Sono state poi inaugurate varie strutture della Caritas: centri diurni, mense, poliambulatori e alcune “case della Misericordia” per ospitare e soccorrere le persone in difficoltà (comprese quelle soggette a violenza).

Sorge allora una domanda per tutti: “Come, concretamente, possiamo piacere a Dio?”. La società di oggi basa molto il suo funzionamento sullo scambio, sul dare qualcosa in cambio di altro e sul censire il gusto delle persone. Ogni cristiano trova i gusti di Dio nel Vangelo: “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. I fratelli più piccoli sono proprio quelli che siamo chiamati a scoprire, incontrare e riconoscere come tali. Essi, ci ricorda il Papa, sono “l’affamato e l’ammalato, il forestiero e il carcerato, il povero e l’abbandonato, il sofferente senza aiuto e il bisognoso scartato”. Solo sui loro volti possiamo individuare impresso il Suo volto e nelle loro parole le Sue parole.

Stupendo per noi battezzati: più ci avviciniamo ai poveri e più incontriamo quel Padre che ci ama, ci dona il Suo Spirito ed è sempre con noi in ogni situazione. Nel povero, Dio cerca di trovare uno strumento per entrare nel nostro cuore e nella nostra vita: solo così il Padre ci aiuta a vincere la nostra indifferenza verso le altre persone e ci suggerisce l’atteggiamento del forte e del coraggioso. Aprire le mani operose a chi è ai margini della società e non ha altro sostegno se non quanto i fratelli possono dare.

Cari lettori, cari fratelli e sorelle, “non cerchiamo il superfluo per noi, ma il bene per gli altri, e nulla di prezioso ci mancherà”. Il Signore, che ha compassione delle nostre povertà, ci riempia della sapienza per cercare unicamente ciò che conta e il coraggio di amare, non a parole ma coi fatti. Andiamo avanti così.

Alessandro Maffiolini