Raccontare della Trinità è narrare un mistero luminoso. La rivelazione della Santissima Trinità si riassume in modo molto semplice e altrettanto profondo nella breve frase della Prima Lettera di San Giovanni: “Dio è amore”. “Lui lo è non solo in rapporto a noi o all’Universo creato. Lui lo è in se stesso, nella sua intimità, essenzialmente, infinitamente, eternamente. D’altronde l’amore è veramente se stesso nella relazione con un altro che lo costituisce”. L’amore autentico tende sempre verso un altro. Nonostante ciò, l’impressione che si ha è di non conoscere bene l’identità del nostro Dio e di vivere come se Dio non esistesse o fosse indifferente la sua presenza. Questo è il vero problema: facciamo tante cose, anche belle e “buone” e interessanti, ma Dio è completamente assente da tutto ciò. Infatti, Dio sembra lontano da noi o meglio da quanto desideriamo e vogliamo. Invece parlare di Trinità, oggi è la rivelazione del segreto del vivere, della sapienza sulla vita, sulla morte, sull’amore. Fin dalla creazione del mondo è fondamentale il legame di libertà, cioè comunione d’amore. Dio in se stesso non è solitudine ma comunione, reciprocità, scambio, incontro, gioia, famiglia e festa. Dovremmo maggiormente fare silenzio e riflettere; inoltre dovremmo poi agire di conseguenza. Non abbiamo bisogno solo di teologi o studiosi di teologia: abbiamo necessità di persone che scoprono la propria identità e la manifestano in una comunione con tutti i fratelli e le sorelle. L’essere umano per di più non può essere compreso chiaramente se non a partire da Dio, in quanto “fatto a immagine e somiglianza” di Dio stesso. Quindi, maggiormente comprendiamo Dio, più riusciamo a capire l’uomo. L’essere umano sente insopprimibile la nostalgia della comunità, della solidarietà e del dialogo; ne ha bisogno per vivere e per crescere, “ne ha bisogno più dell’aria che respira”. È però soltanto alla luce della Trinità che “questa constatazione acquista un’insospettabile profondità: siamo fatti per incontrarci, per dialogare e amare”. Siamo cari amici e amiche, “immagine di Dio”, e Dio è una comunità di amore. Il battezzato non può se non camminare su questa strada, nonostante le difficoltà e cercare con tutte le sue forza di essere un costruttore di comunione e di amore vero. Occorre essere capaci di donarsi agli atri, mettendo realmente gli altri al centro delle nostre scelte: solo così manifestiamo con chiarezza che in noi è presente il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. La catechesi che svolgiamo nelle parrocchie potrebbe aiutarci ad approfondire meglio questi temi da vivere. La Trinità divina, ha chiarito Benedetto XVI, “prende dimora in noi nel giorno del Battesimo” e il nome di Dio, nel quale siamo stati battezzati, “noi lo ricordiamo ogni volta che tracciamo su noi stessi il segno della croce”. Questo va fatto al mattino, quando ci svegliamo; “prima della preghiera, affinché ci metta spiritualmente in ordine;“dopo la preghiera, perché rimanga in noi quello che Dio ci ha donato”; alla sera prima di addormentarci per ringraziare il Signore e affidarci a Lui. Ricordiamoci, infine, che la prova più forte che siamo fatti a immagine della Trinità è questa: “Solo l’amore ci rende felici, perché viviamo in relazione per amare e viviamo per essere amati”. Analizzare il DNA del cristiano, significa scoprire che nel suo genoma esiste la traccia profonda della Trinità, di una comunione d’amore.

don Alessandro Maffiolini