Carissimi lettori, siamo ormai all’inizio di un nuovo Anno Liturgico che noi siamo chiamati a celebrare ogni domenica e che desidera conformarci sempre più a Gesù. Abbiamo un altro anno per fare spazio nella nostra vita a Colui che viene (nella Parola, nei Sacramenti, nei fratelli, specie i più piccoli e più poveri), rendendo le nostre celebrazioni spazi di incontro autentico con il Signore della Vita. Il nuovo anno liturgico è sempre inaugurato da un messaggio di attesa che ci apre alla speranza. Quest’attesa non è vana ma trova il suo compimento nell’evento dell’incarnazione. A Natale Dio stesso prende dimora nella nostra storia, vive il nostro mondo e ci dona la sua pace. Siamo chiamati a preparare e accogliere questo dono e a viverne ogni giorno per crescere nel nostro cammino d’incontro al Signore.

Nel cominciare l’Avvento siamo invitati a comprendere sempre meglio il significato del Natale, di questo Natale. Un Natale che ci fa contemplare come il bene possa maturare nella storia. Un Natale che ci invita a lottare nel mezzo delle nostre notti oscure. A Natale Dio accetta la precarietà della nostra vita per raggiungerci con la sua bontà. Dio, ancora una volta, decide di non sfondare le nostre porte chiuse, ma di aspettare pazientemente che siamo noi, dal dentro, ad aprirgli. È bello: un Avvento che ci può portare ad aprire la possibilità di Dio nella nostra vita. Avviciniamoci allora ala Natale, un passo alla volta, con dolcezza e decisione, non per raggiungere una un ricordo, ma nella fiducia di chi cammina verso l’avvenire. “Dio non è il Dio del passato, ma colui che dischiude un futuro nuovo”.

“Avvento”, sappiamo tutti, significa “venuta”: è memoria gioiosa della Venuta del Figlio di Dio nella nostra carne. Ma è anche l’occasione per riaccendere la nostra capacità di riconoscere il Signore Risorto che ci visita con le sue “venute” quotidiane. “Egli, infatti, ci dona la sua presenza attraverso la Parola e i Sacramenti, e ci viene incontro in ogni povero che domanda il nostro soccorso, la nostra bontà, la nostra tenerezza”. Non riteniamo corretto dire che questo è un periodo come gli altri: queste quattro settimane porteranno con sé ansie e gioie, speranze e scoraggiamenti. E ogni Natale, in definitiva, è diverso, perché diverso è lo stato d’animo con cui viene celebrato.

Ancora una volta il nuovo anno liturgico dona la possibilità di aprirsi agli altri. Ogni tappa dell’evangelizzazione del mondo e ogni tappa di umanizzazione è anche un passo avanti nella venuta Cristo tra noi. “Ogni conversione del cuore, mediante la quale l’uomo si apre sempre più all’azione dello Spirito del Risorto, è una nuova manifestazione di questa venuta”. “Ad ogni Diocesi è continuamente chiesto di andare incontro al Signore che viene, con l’animo aperto all’universalismo della carità. Ogni Chiesa deve, dunque, stare attenta a non cadere nella tentazione del particolarismo, a non legare il cristianesimo a un popolo o a un gruppo culturale privilegiato”. È necessario essere vigilanti: il Regno di Dio è presente già oggi tra noi; si tratta di imparare a scoprirlo ed essere suoi collaboratori e costruttori.

Avvento, tempo di attesa. “Ad-tendere è orientare mente e cuore al Signore che viene per risvegliare il sogno di Dio e le energie interiori assopite. Se non è atteso, Dio non può venire e, se arriva senza essere atteso, è come se non fosse venuto”. Senza paura, avanti tutta. Noi siamo soli. Procediamo nel cammino per incontrare Cristo che viene ed è in mezzo a noi.

don Alessandro Maffiolini