Per la prima volta è celebrata una domenica simile. Essa è stata voluta come “una iniziativa profondamente pastorale con cui papa Francesco vuole far comprendere quanto sia importante nella vita quotidiana della Chiesa e delle nostre comunità il riferimento alla Parola di Dio, cioè a una Parola non confinata in un libro, ma che resta sempre viva e si fa segno concreto e tangibile”. Non è richiesto di fare cose straordinarie o piene di sentimentalismo. Molto semplicemente il Papa chiede, senza modificare nulla nella liturgia, di rendere più evidente la proclamazione della Parola di Dio. Inoltre è stata scelta la terza domenica del tempo ordinario, perché le letture, particolarmente il Vangelo, parla dell’inizio del ministero di Gesù, che annuncia il Regno di Dio. Questo diventa un’indicazione alla Chiesa tutta: è un punto verso cui orientare sempre di più il cammino delle Chiese. Questo unito ad altre iniziative ha la possibilità di dare sostegno, forza e significato a tutto l’anno liturgico. “Non dimentichiamo inoltre che la terza domenica del Tempo ordinario cade sempre nel mese di gennaio e dunque a ridosso della giornata del dialogo con gli ebrei e della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Questa scelta assume perciò anche una grande valenza ecumenica e interreligiosa”. La Parola di Dio, infatti, non può dividere o separare, non può essere neanche portata come motivazione e causa; come tale è Parola di unità e di amore che porta a superare ogni difficoltà e incomprensione. Fondamentale diventa allora la capacità di ogni battezzato di mettersi in ascolto della Parola stessa, di farla penetrare nella mente, nel cuore e di poterla trasmettere con le labbra e la vita ogni giorno senza paura e con coraggio. Dedicare una domenica l’anno, non significa togliersi il pensiero per l’ennesima giornata, magari vissuta con formalità e senza metterci il cuore. Il Santo Padre nella sua lettera, arriva ad affermare che non vuole essere un giorno, cioè una volta l’anno, ma “una volta per tutto l’anno”. Cioè ogni cristiano ha la necessità di diventare familiare della Parola e costruire una relazione profonda e intima con Gesù Cristo. È l’occasione per ogni cristiano di iniziare a vedere nella propria comunità e poi mettere in pratica nella vita, piccoli gesti concreti verso la Parola, verso Cristo, che permettono di compiere un cammino di penetrazione e familiarità della Parola di Dio. Non dobbiamo pretendere risultati immediati e clamorosi. Dobbiamo però volere e pretendere che a poco a poco possiamo entrare nelle profondità della Parola stessa. Dio fa di tutto per aiutarci in questo percorso. È necessario allora il desiderio di un cammino che possa dare sempre più valore alla Parola di Dio nella nostra vita: la Parola deve diventare necessaria ogni giorno per le nostre scelte piccole e grandi, per le nostre decisioni, per la nostra vita concreta. Solo così la Bibbia non è un libro per pochi privilegiati bensì il libro del popolo di Dio: Dio nella Parola si rivolge a tutto il suo popolo che ama e per il quale dona ogni bene. È una parola forte, è urlo del povero, dell’abbandonato, del maltrattato. È grido di chi ama Dio e desidera percorrere le sue strade. È richiesta di libertà e di entusiasmo. Cari amici, la Parola deve avere ricadute concrete nella nostra vita, deve fare storia. “Ascoltarla è ascoltare Gesù: avere gli occhi, le mani, i piedi di Gesù che corrono verso chi è nel bisogno; essere sospinti come Lui dallo spirito verso i nostri fratelli”. Accogliamo in noi questa Parola; la vita cambierà e sarà gioia ogni giorno della nostra vita per noi e per le nostre famiglie.

don Alessandro Maffiolini