Arriva il mese di luglio e specialmente quello di agosto e il nostro pensiero si rivolge al tema “scottante” delle vacanza estive: un periodo in cui ognuno di noi desidera “staccare la spina” da quanto fa e vive normalmente nel resto dell’anno. È un diritto sancito dalla costituzione italiana e richiesto dal buon senso delle persone. Dall’altro lato, però, ricordiamo che il riposo è per il cristiano un diritto sacrosanto: in tutta la Bibbia emerge, con chiarezza, la concezione di un tempo libero creativo, un immergerci nella tranquillità della natura. Anche i Vangeli segnalano che Gesù ama “staccare” dallo stress della folla. Un giorno il Messia prende i discepoli in barca e li porta in un luogo solitario, in disparte. Inoltre Gesù amava la convivialità, i banchetti e la compagnia dei commensali al punto da essere considerato un festaiolo, un “mangione e un beone”, amico di pubblicani e peccatori. Gesù stesso, nel discorso della Montagna, invita “a non affannarsi” e a compiacersi ammirando i voli degli uccelli e lo splendore dei gigli dei campi. Arriva un tempo in cui è fondamentale per la nostra salute psicofisica, seguire questi insegnamenti di Gesù. Questi hanno valore per ogni persona di buon senso e ancora di più per i battezzati: rallentare gli affanni di tutti i giorni permette di riacquistare energia ed equilibrio mentale. Vacanza, allora diventa, un andare “in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un poco”. Andare in disparte ha lo scopo di poter ritrovare quella serenità e tranquillità che permettono di ricaricare le pile della nostra vita e potersi ridonare agli altri in pienezza e totalità. I nostri “amici” hanno diritto di avere tutto noi stessi a loro disposizione e non solo una parte anche stanca e con la non volontà di andare avanti. Il termine “vacanza”, per la verità non è molto azzeccato. Deriva dal latino “vacantia”, neutro plurale sostantivato di “vacans”, participio presente di “vacare” essere vuoto, libero”. Il senso di vuoto della vacanza non si combina con il senso profondo del riposo suggerito dal vangelo. Infatti, l’andare in disparte, spesso distanti dai luoghi che frequentiamo normalmente, ha lo scopo di avere più tempo per noi e per la nostra famiglia e di permettere quello “stacco” capace di rigenerare la nostra vita. Siamo onesti, andare in disparte non significa non avere nulla da fare e “poltronire” tranquillamente. Andare in vacanza è la possibilità di stare con Gesù senza intralci e senza la frenesia che normalmente ci accompagna. È l’andare in profondità nella nostra vita e nella nostra anima per riscoprire in noi l’essere fatti a immagine e somiglianza di Dio e quindi poter agire sempre nel bene, nella verità e nell’amore vero. Questo ci permette di rigenerarci veramente e di ritrovare l’equilibrio necessario per affrontare al meglio il resto dell’anno. Essere buoni cristiani in vacanza non significa certo pregarlo tutto il giorno, in montagna o in spiaggia, ma liberare il cuore dai molti impacci. Sono quelli che ci impediscono di pregarlo, di gioire quando lo incontriamo nelle assemblee delle nostre feste, di servirlo disinteressatamente nei fratelli.

don Alessandro Maffiolini