Tra pochi giorni il Vescovo approverà definitivamente il libro sinodale che illuminerà il cammino della nostra Diocesi per i prossimi anni. È un messaggio molto semplice quello che ci vuole indicare per questo nuovo anno pastorale e per i prossimi. Si è cristiani solo insieme. Nessuno, per quanto potente o importante possa essere, diventa cristiano da solo e nessuno può continuare a essere cristiano se non condivide la sua fede e la sua vita insieme ai fratelli e alle sorelle che Dio stesso pone sul suo cammino. La Chiesa che molti cristiani non esitano a criticare e distruggere, vuol dire “comunità”, cioè un gruppo di persone che condividono il dono della fede e desiderano camminare insieme. Lo scopo è semplice: portare il Vangelo a ogni creatura e farlo giungere sino alle periferie esistenziali del mondo, delle nostre città e dei paesi. Ogni battezzato è chiamato a trasmettere agli altri “la bellezza del vivere comunitario, come processo di continua conoscenza di sé, come occasione di sfida nei propri confronti, per aprirsi e imparare a costruire relazioni che testimonino la disponibilità di confronto e la condivisione di una verità di vita, la fede in Gesù, Dio fattosi uomo”.

Già questo potrebbe essere un riassunto veritiero del nostro Sinodo che ha in sé il desiderio di aiutare a comprendere come l’annuncio e l’amore siano realtà che non si possono perseguire a livello singolo, ma devono avere come motore propulsivo la “dimensione d’insieme”. Essa va oltre il mio orticello, il mio campo, le cose che so fare e che ho sempre fatto come volevo: supera definitivamente il singolo gruppo per affermare con decisione inequivocabile la dimensione comunitaria. Una comunità che addirittura supera le stesse porte della mia città e diventa “comunità di comunità”. A volerlo ridire con parole diverse: si può solo pensare e agire come Unità Pastorale Missionaria (UPM).

Il futuro sarà possibile e aperto alla speranza solo nel caso in cui tutti iniziamo a camminare sulla stessa strada e a riconoscerci un unico corpo composto di diverse membra. Altrimenti non esiste futuro: comportamenti, atteggiamenti, parole, pensieri che vanno in una direzione diversa porteranno all’incapacità di rendere concreto il Vangelo e al fallimento della testimonianza cristiana. Su questo non dobbiamo avere dubbi e non vanno ascoltati quei profeti che indicano una strada diversa e apparentemente più attraente. Essi sono solo profeti di sventura che desiderano, pagina dopo pagina, distruggere il Vangelo, per loro comodo e il loro desiderio di predominio e di chiusura. Vivere l’Unità Pastorale Missionaria chiede il coraggio di uscire da noi stessi, dai nostri luoghi comodi, dalle nostre certezze e dai nostri schemi rassicuranti: allora porteremo a tutti “il nostro vissuto, la gioia del credere, la solidità di una fede che comunque affronta ogni situazione difficile”. Dare uno sguardo al futuro, significa portare tutto questo nei nostri luoghi di vita e di esperienza per condurre, grazie alla nostra testimonianza, al Signore e capire che solo con Lui non si è mai soli in alcuna situazione. La nostra fede donata nel Battesimo e ravvivata attraverso i Sacramenti, si trasforma quindi in una “palestra di vita” capace di attrarre a sé e a Gesù ogni persona che incontriamo nella vita quotidiana. Solo insieme è concepibile tutto questo. Solo insieme possiamo affrontare il futuro. Solo insieme è possibile rinnovare le nostre città e il mondo e permettere di avere un vero futuro.

Alessandro Maffiolini