Un soldato sul Calvario colpisce con la lancia il fianco di Cristo. Ne esce “sangue ed acqua”: a noi tutti il sangue richiama il sacrificio della croce e il dono eucaristico, l’acqua ci ricorda non solo il battesimo, ma anche il dono dello Spirito Santo. La lancia entra nel cuore del Crocefisso e grazie a ciò la misericordia divina raggiunge gli uomini e penetra nell’umanità intera. “E non è forse la misericordia un secondo nome dell’amore, colto nel suo aspetto più profondo e tenero, nella sua attitudine a farsi carico di ogni bisogno, soprattutto nella sua immensa capacità di perdono?”. La risurrezione del discepolo e quindi di ognuno di noi inizia da qui, da questa misericordia fedele e paziente, dalla scoperta che il Padre non si stanca di tenderci la mano per rialzarci dalle nostre cadute e dimostrare di essere sempre al nostro fianco. Giovanni Paolo II amava ricordare come la mano che ci rialza ogni volta è la misericordia: “Dio sa che senza misericordia restiamo a terra, che per camminare abbiamo bisogno di essere rimessi in piedi”. Quante volte invece preferiamo rimanere fermi, far sì che siano gli altri a rimetterci e non noi. Quanto è bello invece, ci dicono i santi e tanti cristiani ancora oggi, adeguarci alla volontà di Dio e rendere sempre e solo “amore per amore”: è il modo con cui entrare nel cuore stesso di Dio e diventare realmente suoi figli. Gesù si manifesta al gruppo dei discepoli con l’immagine delle mani ferite e del costato trafitto. Ecco l’accesso del discepolo alla fede, alla pienezza della fede pasquale. E per questo si trasforma in “uscita” verso il cammino dell’annuncio e della missione. “Gesù mostrò loro le mani e il fianco… e disse…: come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”. Sarebbe una vera rivoluzione se ogni essere umano basasse e orientasse tutti i suoi desideri su Dio, nell’amore di Cristo e rendere uniforme la vita alla Sua. Alcune volte però non camminiamo su questa strada, anche se la Chiesa ci spinge in questa direzione. La settimana che segue la Pasqua può essere chiamata la settimana del rinnovamento: i battezzati la notte di Pasqua, portavano per tutta la settimana la veste bianca che avevano ricevuto, ed è quindi normale associare il tema della rinascita primaverile alla vita nuova portata da Cristo risorto. “Noi che siamo stati battezzati in Cristo, ci siamo rivestiti di Cristo”, e ci siamo rivestiti d’incorruttibilità a immagine di Cristo morto e risorto: questa è la fonte di una nuova moralità, del cammino in novità di vita, in cui l’Amore e il dono di sé sono fondamentali. L’amore di Dio non è un amore di telenovela: è affetto, grazia, bontà, fedeltà, accoglienza, è donarsi all’altro. È un amore che fa il primo passo, che non dipende dai meriti umani ma “da un’immensa gratuità”. Per il papa Francesco: “È la sollecitudine divina che niente può fermare, neppure il peccato, perché sa andare al di là del peccato, vincere il male e perdonarlo”. Inoltre, Dio sa attendere, i suoi tempi non sono quelli impazienti degli uomini. È come il saggio agricoltore che sa aspettare, lascia tempo al buon seme di crescere, malgrado la zizzania. Questo tipo di amore appena descritto vale più di tante manifestazioni religiose che sono solo esteriorità: non provengono da un cuore immerso in Cristo e non indicano una nostra conversione continua. Abbiamo l’occasione di cambiare modo di agire e mentalità e aiutare gli altri a fare lo stesso cammino. Dobbiamo essere i primi, mai i secondi nel ricevere e ridonare la grande misericordia di Dio uscita dal costato aperto di Cristo. Senza paura mettiamoci in cammino e riusciremo a compiere grandi cose nella nostra esistenza.

don Alessandro Maffiolini